Dal maggio 2015 la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, con l’appoggio delle Procure di Karlsruhe e Colonia (due città della Germania occidentale), teneva sotto controllo le attività di Salvatore R., reggente del Clan di Gela, ramo di Cosa Nostra. L’intervento delle autorità locali competenti ha permesso di riscontrare, nel mese di gennaio 2016, l’operatività di una cellula criminale gestita dal boss, intenta a riattivare una rete di traffico di stupefacenti sull’asse Germania-Italia. Il nucleo esecutivo era composto da Ivano M., luogotenente del boss in Germania, e Paolo R., deputato all’organizzazione e alla gestione dei traffici. I due, a questo proposito, avevano tentato di stringere rapporti con Antonio Strangio, ora latitante ed ex-gestore del locale dove nel 2007 ebbe luogo la nota “strage di Duisburg”.
A seguito di indagini più approfondite, è emerso che Salvatore R. sarebbe entrato in possesso, proprio in Germania, di 3 kg di cocaina destinata alla vendita; coinvolti in questo affare anche Angelo e Calogero M., padre e figlio esponenti della Stidda, storicamente presente nelle città di Mannheim e Pforzheim, nel land tedesco di Baden-Württemberg, e Michele Laveneziana, pugliese domiciliato a Pforzheim. Nell’agosto 2015 la Polizia Tedesca ha effettuato una perquisizione nei confronti di quest’ultimo, rinvenendo due pistole semiautomatiche e un fucile a canne mozze.
Nei primi giorni di ottobre di quest’anno le DDA di Roma e Caltanissetta hanno disposto un’operazione antimafia denominata “Druso” – “Extrafines”, coordinata dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, proprio nei confronti del clan gelese. Le attività investigative hanno portato alla luce il grande interesse del boss di espandere la commercializzazione di prodotti ittici (settore dominato dalla famiglia Rinzivillo, grazie ad alleanze strette con mafiosi operanti nel settore su diverse province) all’estero e in particolare nel mercato tedesco. La cellula criminale si occupava anche di verificare la possibilità per il boss di infiltrarsi anche nell’economia legale tedesca. È noto che la rete di affari del clan di Gela sia caratterizzata da natura binaria: una parte imprenditoriale legata al territorio e una dedicata all’attività criminale, i cui proventi illeciti vengono riciclati nel settore alimentare e edilizio.
Dalle investigazioni parallele delle Direzioni Distrettuali Antimafia che hanno disposto l’operazione, è emerso anche come Rinzivillo avesse riunito attorno a sé un gran numero di uomini fidati, tra cui un pubblico ufficiale, Marco L., che manteneva per lui i contatti con il luogotenente M. e non di rado si prestava ad atti intimidatori ai danni della famiglia Berti di Roma, a cui il clan Rinzivillo ha estorto 180.000 euro. Assieme a lui sono stati arrestati il collega Cristiano P. e Giandomenico D’A., avvocato romano che, oltre ad informare Rinzivillo circa le indagini in corso, non esitava a sfruttare i “metodi mafiosi” del clan a suo favore.
Gli sforzi congiunti delle Autorità Giudiziarie italiane e delle Procure di Karlsruhe e Colonia, nonché l’intervento di circa 600 agenti delle Forze di Polizia, hanno portato all’arresto di 37 persone, di cui due a Sürth, un quartiere a sud di Colonia. Salvatore R. che, dalla scarcerazione nel 2013, gestiva il clan con il supporto dei fratelli Antonio e Crocifisso, detenuti in Italia a regime di “carcere duro”, è stato arrestato per intestazione fittizia di società, estorsione e traffico di droga tra Germania e Italia. Inoltre, la DDA di Caltanissetta ha ottenuto il sequestro di beni per un valore di 11 milioni di euro.