Cosa il governo non sa sulle mafie in Germania (e dovrebbe sapere)

Bundesreg

Il 24 luglio 2017, il partito dei Verdi (die Grüne) ha posto una richiesta ufficiale al Governo federale: il documento conteneva una serie di incalzanti domande sul tema “mafia italiana in Germania”. L’obiettivo era quello di fare il punto di una situazione, quella della criminalità organizzata in terra tedesca, troppo spesso ignorata e sulla quale le informazioni sono scarse, lacunose e spesso frammentarie.

Per le risposte date dal governo, rimandiamo ad un articolo di mafianeindanke pubblicato lo scorso mese (Link). Quello che però risulta particolarmente interessante non si limita a quanto il governo conosca, piuttosto a quello che ignora. Infatti, una costante preoccupante delle risposte governative è stata proprio la mancanza di risposte precise ad una serie di domande mirate sul tema. La ragione era spesso la mancanza di dati sufficienti a riguardo. Ciò segnala problemi strutturali seri, sia a livello di inchiesta e raccolta di dati organici ma soprattutto a livello di fondi spesi nel contrasto alle mafie. Nel corso dell’articolo, verranno sottolineate tutte le domande alle quali il governo non ha dato risposta. Ed i motivi per i quali, invece, dovrebbe essere in grado di farlo.

Alla domanda sui fatturati annuali della criminalità organizzata in Germania e sullo sviluppo negli ultimi dieci anni di tali gruppi, la risposta non dà alcun dato; questi ultimi non vengono infatti raccolti dalle autorità. Lo stesso viene detto sui patrimoni immobiliari dei mafiosi in Germania: parametro mancante. Nonostante la conoscenza del governo circa la presenza appurata,  e radicata, di membri della Camorra, di Cosa Nostra, della mafia pugliese e dell’ndrangheta sul suolo tedesco, e si è altrettanto a conoscenza delle loro attività illegali, quali traffico di stupefacenti, riciclaggio, truffe, contrabbando di merci falsificate e crimini violenti, il governo stesso e le sue autorità di controllo non hanno raccolto informazioni nè sui possibili proventi delle mafie dal traffico di droga – proventi che possono facilmente raggiungere cifre elevatissime – , nè hanno istituito un registro dettagliato sulle confische a tali gruppi criminali. I dati sulle confische sono solo aggregati e, per di più, mostrano cifre esigue rispetto alle ragionevoli stime che possono essere fatte considerando i guadagni reali delle mafie.

Il governo non ha registrato ad oggi infiltrazioni significative della criminalità organizzata sul mercato legale. Quest’ultimo include il campo della ristorazione/gastronomia, il settore dell’edilizia, dei servizi e del turismo. Secondo le risposte all’interrogazione parlamentare dei Verdi, si è a conoscenza di pochi casi isolati di investimenti nella gastronomia e di altrettante eccezioni per quanto riguarda la Camorra ed il settore dell’edilizia. Il governo sostiene di stare attualmente valutando i documenti riguardanti Panama Papers; al momento non si può né escludere né confermare la presenza di informazioni che interessano le criminalità organizzate italiane in Germania. Non ci sono informazioni su eventuali infiltrazioni negli appalti pubblici né di casi di corruzione perpetrati dalle mafie. Ma se si ha prova di cosiddetti “casi isolati”, non è forse legittimo dubitare rispetto alla reale dimensione di questi reati? Lo stesso discorso vale anche per i collegamenti tra le mafie italiane e gli altri gruppi di criminalità organizzata, quali i Rocker o le mafie russe. Anche in questi casi, il governo parla di casi isolati.

Le mancate risposte, più di quelle date, all’interrogazione parlamentare dei Verdi dovrebbero costituire la notizia del documento pubblicato dal governo lo scorso luglio. Il quadro che risulta infatti dalle informazioni governative è frammentario e poco incoraggiante. Preoccupa l’esiguo numero di poliziotti impegnati specificatamente nel contrasto della criminalità di stampo mafioso e adeguatamente formati. Esiste una task force italo-tedesca per il contrasto alla criminalità organizzata, ma il suo personale dedicato varia secondo la necessità. Nella criminalità organizzata, sono rari i “casi isolati”: l’esperienza italiana insegna piuttosto il contrario. I cosiddetti casi eccezionali dovrebbero piuttosto far aumentare l’attenzione delle forze dell’ordine in quanto probabili segni di una struttura nascente o persino in evoluzione. La cooperazione transnazionale è fondamentale per un contrasto efficace alle mafie e non solo in un’ottica emergenziale, ma piuttosto permanente e mirata.

Alla fine dei giochi, al centro sta sempre la priorità politica e le risorse che si decidono di investire per contrastare efficacemente le mafie. Importante diventa distinguere correttamente cosa effettivamente non succeda e cosa invece non si sa ancora: cosa sta dietro i “parametri mancanti” e le informazioni frammentarie a disposizione del governo? Confrontando sommariamente le attività delle mafie sconosciute al governo in Germania e ciò che invece risulta comprovato in Italia, soprattutto in un territorio simile a quello tedesco come il Nord Italia, si comprende come la criminalità organizzata abbia forti interessi nell’economia legale e negli appalti pubblici. Alla luce delle nuove elezioni, ancor più importante risulta questo appello all’azione – che le mafie non si nascondano più dietro un “parametro mancante” o “caso isolato”, quanto piuttosto si investighi con serietà le strutture, ben più insidiose di reati semplici. Ecco gli strumenti necessari al più presto: banche dati che interessano l’intero paese e costantemente aggiornate, fondi alla sicurezza interna specificatamente dediti al contrasto alle mafie, maggiore formazione delle forze di polizia, cooperazione sempre più strutturata e duratura tra le forze di polizia italiana e quelle tedesca. Senza dimenticare il compito della società civile: informarsi ed attivarsi.