Angela Iantosca a Berlino

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La giornalista e scrittrice Angela Iantosca il 25 maggio ha presentato il suo ultimo libro “Una sottile linea bianca. Dalle piazze di spaccio alla comunità San Patrignano” (Perrone Editore) presso la libreria Mondolibro – libreria italiana di Berlino. Nel libro si parla di una struttura di aiuto per chi ha problemi di droga, con alti tassi di successo e una metodologia originale e insolita.

In questo lavoro la Iantosca alterna i dati relativi all’uso e allo spaccio di droga alle storie in prima persona di quindici giovani che ne sono stati dipendenti e che dopo un lungo periodo di alienazione e di vuoto interiore hanno deciso di iniziare il percorso previsto dalla comunità di San Patrignano. La comunità è un importante centro di recupero per tossicodipendenti in provincia di Rimini, che compie quest’anno quarant’anni.

Le storie protagoniste del libro sono storie di vuoti da riempire, di profonde sofferenze che in fondo sono dei dolori comuni a tutti. Ecco cosa c’è alla base delle vite dei giovani che danno voce al libro. Le storie narrate dai ragazzi creano un ritratto trasversale dell’Italia, sia geografica che sociale, che permettono anche di capire la trasversalità del fenomeno e come sta cambiando l’approccio alle droghe rispetto al passato: a differenza di una volta sono infatti aumentate le poli-assunzioni, quindi l’uso di tutti i tipi di stupefacenti senza distinzioni, registrando nel frattempo un aumento di morti per overdose da eroina. Un altro pericolo è rappresentato dalle nuove sostanze psicoattive disponibili sul deep web: per questi nuovi stupefacenti non ci sono ancora cure a disposizione e addirittura alcuni di essi creano degli effetti psichici non più curabili.

Il ruolo della famiglia è importante per capire il percorso dei ragazzi in comunità: esse accompagnano i racconti di tutti i protagonisti e condividono in prima persona un percorso di analisi all’interno della comunità, parallelo a quello dei figli.  La presa di coscienza da parte sia dei ragazzi sia delle loro famiglie è la base che consente di cominciare a lavorare, iniziando quindi il percorso di autoanalisi e comprensione dei problemi che li ha portati fino a lì.

La struttura di San Patrignano accoglie circa 1300 persone: le percentuali indicano una maggioranza di ragazzi che vi si rivolgono, ma nell’ultimo periodo si è registrato un numero sempre più crescente di ragazze. Il percorso che viene intrapreso da ognuno di loro è lungo e faticoso, ha una durata minima di tre anni e solo dopo il primo anno e mezzo i giovani cominciano a vedere dei miglioramenti e a capire veramente chi sono. Nella maggior parte delle volte, chi comincia resta fino a completamento del percorso, con una percentuale di successo del 70%. Le regole della comunità sono ferree: non è ammesso l’utilizzo del cellulare, i telegiornali non possono essere visti se non registrati dopo qualche ora dalla messa in onda, si può comunicare all’esterno solo attraverso carta e penna. La cosa più importante della comunità è la conoscenza e la cura di sé e per arrivare a questo obiettivo ogni  persona ha un tutor di riferimento, ragazzi più grandi che hanno fatto il loro stesso percorso e che possono comprendere tutti i meccanismi psicologici in atto.

Come si finanzia però questa struttura in modo da garantire tutti i servizi? Per il 50% si tratta di autofinanziamento e per il rimanente 50% di aiuti da parte di privati. La comunità è costituita da settori in cui i ragazzi lavorano quotidianamente e che aiutano a mantenere in vita la comunità: i prodotti del centro vengono venduti nel ristorante pizzeria della struttura, chiamato Lo Spaccio, al cui interno si trova anche il negozio. I finanziamenti arrivano anche grazie al metodo dell’SMS solidale e attraverso il lavoro nelle scuole.

Durante la presentazione c’è stato il tempo per parlare brevemente anche della connessione tra le droghe e le mafie, in particolare la ‘ndrangheta. I due temi sono strettamente connessi: il 70% della gestione della cocaina è infatti nelle mani della ‘ndrangheta, che in Italia viene gestita assieme agli albanesi; l’eroina  arriva dall’Afghanistan e la gestione è in mano agli albanesi e ai turchi. In Albania nel frattempo cresce la coltivazione di marjuana.

Chi è Angela Iantosca?

Dal 2017  è direttrice del mensile Acqua&Sapone e negli anni ha collaborato con svariate testate, tra cui Donna Moderna e ilfattoquotidiano.it. Inviata de “La vita in Diretta” su RaiUno e “L’aria che tira” su La7 si occupa da anni di mafie; nel 2013 ha pubblicato il suo primo saggio  “Onora la madre – storie di ‘ndrangheta al femminile” (Rubbettino Editore) e dopo essersi occupata delle donne si è dedicata ai figli con il secondo saggio “Bambini a metà – i figli della ‘ndrangheta” (Perrone Editore) del 2015. Nel 2017 un suo contributo è stato pubblicato in “Under” (Perrone Editore) a cura di Danilo Chirico e Marco Carta, una raccolta di articoli e inchieste sul rapporto dei giovani, le periferie e le mafie. Tanti però i progetti in diversi ambiti, tra cui “Ti leggo” che da novembre 2017 le permette insieme alla Treccani di girare tra i licei italiani a parlare di giornalismo e la rubrica che cura su Radio Luna Radio Libera dal 2016.