Svizzera: condannato il capo di una cellula criminale nel cantone del Thurgau

Antonio N. Und Raffaele A.

Due italiani residenti a Frauenfeld, nel cantone Thurgau sono stati condannati dal tribunale di Reggio Calabria alle pene detentive di 12 e 14 anni: le autorità svizzere ed italiane hanno avuto molti problemi nella gestione delle indagini, ma al termine di queste si è arrivati appunto alle condanne di cui sopra.

Dal 2008 le Autorità di Sicurezza svizzere, su proposta del procuratore antimafia di Reggio Calabria, tengono sotto controllo una cellula della ‘Ndrangheta che opera appunto a Frauenfeld e dintorni: per ora è stato condannato il Boss ed il suo braccio destro, che vivevano umilmente in Svizzera da molti anni, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Altri membri della cellula sono ancora in libertà, perché in Svizzera, come anche in Germania, è difficile dimostrare l’affiliazione con le organizzazioni di stampo mafioso, ed arrivare ad una condanna. Anche per questo motivo i mafiosi possono agire come imprenditori e riciclare denaro sporco per i loro clan, come nel caso di un responsabile di una società di trasporti.

Nel cantone Thurgau la mafia è di casa da molti anni, tanto che le prime presenze risalgono agli anni ’70. Gli italiani arrestati appartenevano ad un clan di Fabrizia: fu filmata una riunione del clan da parte della polizia svizzera, durante la quale un membro affermava che avrebbe potuto reperire ogni tipo di droga, eroina, cocaina… Gli svizzeri consegnarono questo video ai colleghi della Polizia italiana, che le pubblicarono senza chiedere l’autorizzazione: probabilmente fu per spingere le autorità svizzere a proseguire la loro battaglia contro la criminalità organizzata.

Il procuratore federale svizzero Michael Lauber ha dichiarato: “Noi non faremo altre avventure di questo tipo”, riferendosi alla volontà di non avviare alcun procedimento futuro per affiliazione mafiosa in Svizzera. “I procedimenti giudiziari avranno luogo soltanto se saremo in grado di fornire concreti dati a supporto”, ribadisce Lauber, affermando che è stata riscontrata una scarsa efficienza dell’articolo 260 del Codice Penale che punisce la partecipazione ad un’associazione di tipo criminale. A causa del fatto che il settore delle costruzioni è particolarmente vulnerabile rispetto alle infiltrazioni mafiose, Lauber ha suggerito di creare un bollino per le imprese edili che gestiscono la loro contabilità in modo trasparente,