El Chapo – il padrino del mondo della droga Joaquin Guzmán Lorea alias El Chapo, anche conosciuto come tappetto, il padrino del mondo della droga o nemico pubblico numero uno. La lista dei suoi nomi non finisce mai…
Il suo vero nome, “Chapo” lo ha ricevuto dai genitori che sin da bambino lo chiamarono così. Non avrebbero mai creduto che loro figlio diventasse uno degli uomini più potenti e temuti del mondo. Nato a Badiraguto, Sinaloa, una zona di campagna del Messico. Sinaloa è una delle regioni più poveri di questo paese ed è da più di duecento anni il centro della produzione della droga per il Messico. La situazione è abbastanza instabile, tranne che per la sua funzione come terra di transito per la cocaina che viene dalla Colombia, per il Messico passano anche varie droghe sintetiche e Marijuana. Inoltre è, dopo l’Afghanistan, il secondo paese più pericoloso al mondo per i giornalisti: ci sono quotidiane sparatorie, omicidi, rapimenti, torture. Dal 2006 ci sono state più di 17000 vittime della guerra della droga e circa 50 giornalisti sono stati assassinati. Spesso i poliziotti messicani sono coinvolti nell’atto stesso, di conseguenza le vittime possono contare solo su se stesse: queste circostanze dimostrano un terreno fertile per la criminalità organizzata.
Joaquin Guzmán Lorea cresce in un ambiente dove la coltivazione ed il traffico di marijuana ed oppio fanno parte della vita quotidiana della maggior parte dei cittadini. Non viene considerato come una cosa illegale perché lì lo fanno da secoli, fa parte della loro tradizione. A causa dei problemi con il padre, Guzman viene buttato fuori dalla famiglia e presto impara a guadagnarsi da vivere coltivando marijuana da solo. La sua carriera criminale comincia con il cartello di Miguel Angel Felix Gallardo, conosciuto come “Il padrino”. Una crisi al’interno del cartello aiuta Guzman a fare carriera. Così poco dopo l’arresto di Gallardo nel 1989, fonda il proprio cartello, oggi considerato il più potente ed influente nel traffico della droga: il “Sinaloa”.
In conseguenza ad una sparatoria all’aeroporto di Guatemala, durante la quale furono uccisi il cardinale e l’arcivescovo del Guadalajara, la polizia arresta El Chapo Guzman per la prima volta (su tre). Egli è così potente da riuscire a controllare le dinamiche anche dentro il carcere: visite di donne, droghe, feste, … con la giusta quantità di soldi e contatti viene reso tutto possibile nel carcere di massima sicurezza di Puente Grande. In poco tempo le persone incarcerate con lui diventano i suoi associati, anzi si porranno sotto la sua autorità. In questi anni al Carcere di Pente Grande El Chapo Guzman ha tutto ciò di cui ha bisogno. La giornalista Anabel Hernandez racconta che Guzman è stato così potente che è stato possibile di invitare la sua famiglia per una vacanza nel resort all’interno del carcere di massima sicurezza, dove la famiglia Guzman ha trascorso un’intera settimana.
L’unico pericolo reale è una potenziale l’estradizione negli Stati Uniti: nel 2001 decide di scappare, con la complicità dei pochi che lo aiutarono nella fuga. La storia che viene raccontata dai mass media sembra una sceneggiatura da film: “Fuga nel cartello del riciclaggio”. L’unica certezza è che Guzman si sia servito di una grande quantità di soldi che sono arrivati fino alla Direzione del carcere. El Chapo ha i suoi occhi ed orecchie ovunque, ha associati nell’America Centrale e del Sud, Europa, Australia e Cina: le sue tecniche di corruzione sono uniche e molto persuasive.
Fino al suo secondo arresto nel febbraio di 2014, Guzman ha passato tredici anni in libertà, rafforzando il suo potere. Dopo aver messo le principali vie del contrabbando sotto il suo controllo, ha avuto l’idea di costruire un tunnel sotterraneo, che gli avrebbe permesso di trasportare ingenti quantità di droghe negli Stati Uniti. Il primo tunnel fu già costruito negli anni novanta: è un tipo di costruzione che costa milioni, dotato di elettricità e di un sistema binari che perme di trasportare grandi quantità di marijuana, eroina ed altre droghe sintetiche. Ormai soltanto in Arizona ci sono più di cento tunnel. Vengono usati per il trasporto di droghe, soldi ed armi, e come via di fuga dal carcere di massima sicurezza. Dopo 17 mesi di prigione, Guzman riesce a scappare tramite un tunnel di 1,5 km di lunghezza che ha origine nella doccia della sua cella carceraria. Il tunnel è stato costruito in modo eccezionale: ha aria condizionata, luce ed un sistema di scale.
Dopo il suo terzo arresto nel gennaio 2016, Guzman deve temere l’estradizione negli Stati Uniti, dove viene accusato di omicidio, rapimento, riciclaggio e contrabbando di droghe. Il governo messicano ha approvato l’estradizione negli Stati Uniti soltanto a condizione che Guzman, in caso di condanna, non riceva la pena di morte. Guzman è stato portato, dopo il suo arresto, al carcere di Altiplano da dove era scappato mesi prima. Poco dopo è stato trasportato in un altro carcere a Chihuahua. I veri motivi del trasferimento non sono abbastanza chiari. Si presume vogliano migliorare le condizioni di sicurezza ad Altiplano, ma è anche possibile che abbiano scoperto che Guzman aveva già un nuovo piano di fuga. Gli avvocati di Guzman provano a rimandare a lungo l’esportazione del Chapo.
Recentemente Netflix e Univision hanno comunicato che stanno per pianificare una serie su “El Chapo”, con la prima distribuzione televisiva a partire dal 2017. L’avvocato di Guzman ha già comunicato che seguirà un’azione giudiziaria nel caso i produttori non dovessere chiedere il permesso per l’uso del nome “El Chapo”. Ci sono ancora tante domande che non trovano risposta intorno al “Señor”, come lo chiamano quelli che non vogliono usare il suo nome. Una domanda è per esempio come mai ci sono voluti più di dieci anni per trovare ed arrestare il nemico numero uno? Un motivo potrebbe essere il suo ruolo sociale, perché per la maggior parte dei Messicani El Chapo è il loro Robin Hood,