Il 6 aprile 2018 è stato arrestato dopo due anni di latitanza il boss della ndrangheta Giuseppe P., figlio di ‘Ntoni P. Gambazza: l’operazione si è svolta a Condufuri, vicino San Luca, e ha visto coinvolti 50 uomini della squadra mobile di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Operativo (SCO), coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia reggina. L’uomo viveva da qualche mese in una casa isolata dell’entroterra della Locride, in una zona impervia e difficilmente accessibile. Nel momento dell’arresto altre persone erano presenti con il boss, ma nessuno di loro ha opposto resistenza.
Giuseppe P. è considerato uno dei più importanti capi strategici dell’organizzazione criminale calabrese, appartiene alla “Provincia”, organo di vertice della ndrangheta. Il suo potere è inoltre aumentato grazie al matrimonio con Marianna B., figlia del boss ora all’ergastolo Francesco B. – u castanu – , capo della famiglia omonima di Platì. Nei suoi confronti era stata emessa nel luglio del 2017 un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per tentata estorsione e illecita concorrenza aggravate dal metodo mafioso nell’ambito dell’inchiesta “Mandamento Ionico” che aveva già portato all’arresto di altre 115 persone e 200 indagati.
Secondo gli investigatori, Giuseppe P. gestiva non solo dei rapporti con la criminalità, spartendo affari e lavori pubblici tra i clan della zona, ma anche con la politica. Se ne ha notizia a proposito delle elezioni regionali in Sicilia del 2010, quando decine di candidati passarono da lui: uno di questi fu l’allora sindaco Santi Z., che risultò il primo eletto della provincia con gli 11000 voti ricevuti.
Utilizzò il suo potere anche per far entrare il nipote Antonio alla facoltà di Architettura di Reggio Calabria, ma i suoi contatti con l’Università non si sono limitati a questo caso, dato che garantì a una persona l’ammissione del figlio alla facoltà di Medicina tramite la conoscenza di un “amico”.