Aggiornamento dall’Europa: approvato definitivamente il regolamento istitutivo della Procura Europea

Luxembourg Klein

Dopo il necessario via libera da parte del Parlamento europeo (lo scorso 5 ottobre), i 20 Stati membri che partecipano alla cooperazione rafforzata hanno firmato il regolamento che istituisce la Procura Europea; tra i firmatari anche il ministro della giustizia tedesco e quello italiano. L’ufficio, con sede a Lussemburgo, sarà composto da magistrati che avranno il compito di indagare, perseguire e portare a giudizio gli autori di reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione Europea; nello specifico, i reati perseguibili sono quelli di frode relativi ai fondi dell’UE di entità superiore ai 10 000 euro, corruzione o frodi transfrontaliere in materia di IVA superiori a 10 milioni di euro (per la competenza dell’EPPO si rinvia alla direttiva UE 2017/1371 sulla protezione degli interessi finanziari dell’Unione, la direttiva PIF).

Per quanto riguarda la struttura, l’organismo sarà strutturato su due livelli, quello centrale e quello nazionale. Il livello decentrato sarà composto da procuratori europei distaccanti negli stati partecipanti. Quest’ultimi potranno continuare a fare i pubblici ministeri nazionali, ricoprendo pertanto una duplice veste, a condizione che mantengano l’autonomia dalle autorità giudiziarie nazionali qualora esercitino le loro funzioni per conto della Procura europea. Il livello centrale sarà invece costituito dal procuratore capo europeo, 20 procuratori europei (uno per ogni stato membro) e da apposito personale tecnico e investigativo. La procura europea dovrebbe quindi garantire una maggiore efficacia e omogeneità dell’azione penale; inoltre, si auspica il recupero, almeno parziale, delle somme oggetto di frode. Da notare il fatto che la Procura Europea non procederà agli arresti ma resterà prerogativa delle forze di polizia nazionali. In ogni caso, prima di vedere all’opera l’intera macchina organizzativa dovremo aspettare alcuni anni: la procura potrebbe diventare operativa tra il 2020 e il 2021. Nel frattempo gli stati membri non partecipanti – con cui è innegabile una relazione complessa – potranno aderire in qualsiasi momento, anche in una fase successiva.

Per quanto riguarda invece la lotta alla mafia, quello che si evince dalla lettura del regolamento è che per ora la partecipazione ad un’organizzazione criminale verrà perseguita limitatamente al caso in cui l’attività dell’organizzazione sia incentrata sulla commissione dei reati elencati nella direttiva PIF. Il fronte della lotta al crimine organizzato risulta pertanto ancora al minimo delle sue potenzialità. L’augurio è che le proposte di allargamento della competenza della Procura europea, già avanzate da alcuni paesi in previsione dell’adozione da parte della Commissione europea di una comunicazione “in prospettiva 2025”, non si limitino ai reati di terrorismo ma proprio alla lotta a 360 gradi della criminalità organizzata transfrontaliera.

Come ricordato dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Palermo Roberto Scarpinato durante la conferenza “Bribery, fraud, cheating – how to explain and to avoid organizational wrongdoing” tenutasi ad Hannover in ottobre, la mafia oggi è un paradigma internazionale. Essa offre i propri servizi a sempre più cittadini comuni (droghe, gioco d’azzardo, prostituzione, prodotti contraffatti) e imprenditori (smaltimento illegale dei rifiuti, fornitura sottocosto di manodopera, prestito di capitali). La violenza continua ad essere praticata si nei territori di origine ma i soldi vengono investiti nei paesi del centro Europa, dove investono in proprio o si inseriscono in aziende già radicate sul territorio. Il risultato sono gruppi criminali altamente specializzati che si fondano sempre meno sugli individui e sempre di più sui capitali e sull’organizzazione stessa, in una logica di mercato che non ha confini. Il procuratore di Palermo ha sottolineato più volte l’urgenza di creare almeno le premesse per costruire un diritto penale europeo delle organizzazioni criminali; a questo si aggiunge la figura del procuratore europeo con pieno potere investigativo sul tema.

In un momento storico in cui non sembra ci sia troppo interesse in Europa nel colmare questo gap culturale generale, e quando si parla di mafia se ne parla come se fosse quella di un tempo, sfugge così il nuovo paradigma interpretativo delle mafie di oggi. La creazione della neo Procura europea sembra essere (vogliamo credere sia) un punto di partenza verso una reale cooperazione europea in materia e verso obbiettivi più ambiziosi. Ci auguriamo che l’attività e il know-how prezioso della Direzione Nazionale Antimafia italiana possa essere valorizzato da questo quadro europeo in evoluzione, all’apertura di una partita decisiva per la nostra democrazia e per il futuro dell’Europa.