Nell’ambito del progetto TIE, Tackling the Illegal Economy, finanziato dall’Unione Europea e coordinato da Libera, l’associazione berlinese mafianeindanke il 6 e 7 febbraio, ha ospitato nella capitale tedesca una conferenza dal titolo “Legal Instruments and Technical Tools against Organized Crime- Confiscation Today and Tomorrow”.
La conferenza è stata inaugurata dai saluti di Sandro Mattioli, presidente dell’associazione mafianeindanke e dal vice ambasciatore italiano a Berlino Giovanni Pugliese. Tematiche portanti dell’incontro sono state il sequestro e la confisca dei beni come strumenti fondamentali nella lotta alla criminalità organizzata. I seminari si sono susseguiti in un crescendo di interessanti dibattiti che hanno unito in un’unica tavola rotonda i pareri di esperti internazionali da tutta Europa.
Confiscation: introduction to the status quo in Europe
Il forum si è aperto con un intervento del professore Palomo, dell’Università Juan Carlos di Madrid. Palomo ha messo in rilievo il carattere opportunistico della criminalità organizzata, il cui scopo principale è la ricerca di profitto. Il professore ha offerto un’interessante analogia tra la medicina e il crimine organizzato, concentrandosi sulle similitudini dei due diversi ambiti in materia di ricerca. Le analogie, in modo particolare, possono essere riscontrate tra il team di medici che indaga e colleziona informazioni riguardo ad un particolare tipo di cancro e gli studiosi di criminalità organizzata. Una volta individuata la tipologia di tumore, il team condivide le informazioni e si adopera al fine di trovare una cura. Di vitale importanza è lo scambio di informazioni. Lo stesso meccanismo può essere applicato a coloro i quali indagano sui fenomeni mafiosi. Anche in questo caso l’informazione e lo studio di base sono importanti: bisogna individuare il tipo di fenomeno sul quale stiamo indagando, e una volta individuato è possibile trovare una soluzione per combatterlo. Una metafora interessante per mettere in luce l’importanza della consapevolezza dell’entità del fenomeno, lo studio e soprattutto la necessità della cooperazione internazionale. L’accento è stato posto sull’esigenza di una collaborazione tra forze dell’ordine, procuratori e studiosi in materia criminale, che uniti diventano un efficace strumento di prevenzione.
The European legal context of confiscation: after the final report of CRIM
Sebastiano Tiné, capo del settore criminalità finanziaria della Direzione Generale Affari Interni della Commissione Europea, ha dato voce alle importanti iniziative della Commissione Europea in materia di lotta alla criminalità organizzata. In particolare si è soffermato sulla proposta per la Direttiva sul sequestro e la confisca dei proventi del crimine, tuttora in discussione e il cui iter legislativo si concluderà alla fine del mese di febbraio. Punti cardine: la possibilità di confisca di beni in sequestro in assenza di sentenza di condanna, applicabile nel caso di fuga all’estero del processato o dell’impossibilità a presentarsi in tribunale per malattia; la confisca nei confronti di terzi e i poteri estesi di confisca, che permetterà la possibilità di confiscare beni che vanno al di là dei diretti proventi di un reato. L’intento è quello di fornire un set di regole comuni applicabili a tutti i membri dell’Unione Europea, grazie al quale sarà possibile pervenire ad un rafforzamento della cooperazione internazionale, fondamentale per l’elaborazione di una strategia globale nella lotta alle mafie. A tale proposito ha menzionato l’importante ruolo che il report della CRIM ha avuto nella discussione e stesura finale della Direttiva.
Sulla base del programma di Stoccolma 2010-2014, che poneva tra i suoi obiettivi la necessità di pervenire ad una politica di sicurezza comune tra gli Stati Membri dell’Unione Europea, la lotta alla criminalità economica e finanziaria e la lotta alla corruzione, ha sottolineato l’attuale impegno di Commissione, Consiglio e Parlamento nell’elaborazione di un nuovo piano che porti avanti gli obiettivi del programma.
Ha affrontato il delicato tema del riuso dei beni confiscati alla criminalità organizzata, mettendo in rilievo le difficoltà che derivano in particolare per quanto ne riguarda la gestione. I nodi critici e le sfide per il futuro sono quindi il sequestro preventivo, la gestione dei beni confiscati e l’identificazione dei beneficiari effettivi dei proventi illeciti.
L’onorevole Garavini, deputata del Pd eletta nella circoscrizione europea e membro della Commissione Antimafia della Camera, ha enucleato i nodi cruciali a livello europeo in tema di confisca. La necessità di un’europeizzazione delle leggi si scontra con alcune difficoltà, dice, quali la crisi dell’euro, che costringe gli imprenditori ad una crisi di liquidità, la crisi delle primavere arabe, che ha dato avvio a consistenti flussi migratori verso l’Europa e in ultimo, ma non per importanza, la crisi dei Balcani. Le mafie trovano in queste crisi sostanza di grande profitto. Le organizzazioni criminali si sono globalizzate ecco perché è necessario pensare ad una strategia globale di contrasto. In questo senso la direttiva europea stillata nel 2012 rappresenta un ottimo strumento di contrasto per la lotta al crimine organizzato, sebbene manchi ancora un importante tassello: la confisca preventiva. A moderare il dibattito Hella Gerth, in veste di rappresentante dell’associazione “Cultura contro camorra” di Bruxelles.
The use of technical tools to trace organized crime investments and the problem of data protection
Il secondo giorno si è aperto con l’intervento del professor Michele Riccardi, collaboratore di Transcrime, centro interuniversitario di ricerca dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano e dell’Università degli Studi di Trento, all’interno del quale, si occupa di criminalità organizzata economica e finanziaria, antiriciclaggio di denaro sporco e riuso di beni confiscati. Focus centrale dell’intervento: l’analisi degli investimenti della criminalità organizzata in Italia e nel mondo. L’investimento dei proventi illeciti nell’economia legale, spiega, è una forma di occupazione del territorio che risponde all’esigenza dei gruppi criminali di stampo mafioso di riciclare il denaro sporco, massimizzare i profitti e controllare il territorio, sia da un punto di vista fisico, che politico-territoriale. Per tanto, l’azione più efficace per combattere la criminalità organizzata è colpire l’investimento. Come? In primis migliorando la conoscenza e rafforzando la ricerca. I progetti in corso negli ultimi anni, nati con lo scopo di localizzare gli investimenti dei gruppi criminali mafiosi e stabilire quanto è stato loro confiscato sono numerosi, per citarne uno l’OCP (Organized Crime Portfolio). Grazie a tali progetti è stato possibile pervenire ad una mappatura degli investimenti delle mafie nel mondo, dai quali risulta una diffusione molto ampia, sia dal punto di vista dei settori che delle organizzazioni. L’assenza però, a livello europeo, di dati precisi in materia di confisca pone non pochi problemi alla ricerca, problemi più di carattere operativo, come la mancanza di risorse delle forze dell’ordine, la difficoltà nell’ accedere ai registri stranieri e l’assenza di un registro comune. Non mancano poi problemi più giuridici, legati alla debolezza degli strumenti legislativi di cui l’Europa dispone, o meglio, non dispone. In Italia la maggior parte dei beni confiscati sono immobili, fuori dall’Italia si confiscano prevalentemente contanti e automobili. La confisca delle aziende in modo particolare risulta complessa quando si tratta di renderle di nuovo operative sul mercato. Ecco perché è importante pensare a nuovi strumenti che rendano efficace anche la confisca di aziende.
Altra problematica affrontata riguarda la protezione dei dati personali sensibili, tema trattato da Alexander Dix, giurista e commissario per la protezione dei dati e la libertà di informazione di Berlino. Il focus si sposta sulla Germania, sulla raccolta e il trattamento dei dati personali. Pone l’attenzione sul delicato tema dell’autorizzazione delle intercettazioni telefoniche e riporta dati precisi sulla situazione a Berlino. A partire dal 1994, dice, si è assistito ad un numero crescente di casi di intercettazioni. Da quanto risulta dalle statistiche, su 20.000 casi analizzati nel 2012, la metà risultano collegati allo spaccio di droga, una parte minima a casi di pornografia minorile, la parte restante alla criminalità organizzata. Mette in rilievo l’importanza della distinzione tra la protezione dei dati della persona fisica e quella della persona giuridiche, ribadisce l’importanza della protezione dei dati personali del cittadino, in quanto diritto fondamentale dello stesso, ma asserisce l’importanza della libera circolazione dei dati personali, tematica in discussione presso la Commissione Europea raccolta per l’appunto nella riforma sulla protezione dei dati. In materia di criminalità organizzata definita da lui “grave” dice che in realtà le indagini portate avanti fino ad ora non sono mai state ostacolate dal mancato consenso all’autorizzazione preventiva da parte del garante per la protezione dei dati personali. La tendenza in Germania, continua, è quella di una distinzione ancora poco chiara tra criminalità organizzata da lui definita “grave”, e criminalità comune. Quello che spesso accade è che gli stessi meccanismi utilizzati per esempio nella lotta al terrorismo vengano applicati anche ai fenomeni di criminalità organizzata
L’ultima parte della giornata si è conclusa con gli interventi di Valentina Fiore, Bernd Finger, Pierpaolo Bruni, Petra Leister e Nando dalla Chiesa, suddivisi in due seminari che hanno messo a confronto l’esperienza italiana e quella tedesca in materia di confisca e riuso dei beni sociali.
Are there any new legal instruments to be introduced in Germany?
Valentina Fiore, Direttore Generale presso Consorzio Libera Terra Mediterraneo cooperativa sociale ONLUS e Vicepresidente presso Placido Rizzotto Libera Terra soc. coop sociale, ha ripercorso la storia dell’associazione Libera, nata nel 1995 in risposta alle stragi di Cosa Nostra, ed illustrato la lunga battaglia di quest’ultima per il riuso dei beni confiscati. Partendo dai presupposti della legge Rognoni- La Torre del 1982, Libera nel 1995 da avvio alla campagna di raccolta firme finalizzata alla proposta di legge che prevedesse il riuso sociale dei beni confiscati, iniziativa che porterà all’approvazione della Legge 109/96, grazie alla quale è stato riconosciuto il ruolo di molte associazioni in qualità di gestori dei beni confiscati, che ricevono tali beni in comodato d’uso. Libera Terra ne è un esempio, che da anni si batte affinché il bene confiscato diventi opportunità di sviluppo per un’economia sana e legale e che soprattutto diventi fonte di lavoro. Cooperativa sociale di tipo B (finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate), Libera Terra gestisce ad oggi 1200 ettari di terra dei terreni confiscati nella provincia di Palermo, coinvolgendo 140 lavoratori appartenenti alle categorie svantaggiate. I prodotti in commercio sono svariati, dalla pasta all’olio, dai legumi al vino alle conserve dolci e salate. Emerge da questo intervento l’importanza del carattere cooperativo di tale iniziativa, importante strumento che fornisce quel nesso tra la confisca e la sensibilizzazione della società civile.
La parola passa a Bernd Finger, ex direttore della LKA di Berlino per la criminalità organizzata, che esordisce sottolineando il fatto che l’importante progetto di Libera Terra non può, per il momento, trovare terreno fertile in Germania, perché manca un’apertura alla tematica della criminalità organizzata, le iniziative spontanee sono ancora poche e non c’è nulla di strutturato a livello nazionale come l’associazione Libera in Italia. Tuttavia qualcosa si sta muovendo, a partire dal ruolo giocato dalla Große Koalition, che ha ripreso il tema della necessità della lotta alla criminalità organizzata anche in Germania. Estremamente importante poi il Piano d’Azione europeo contro la criminalità organizzata 2014-2019, che potrebbe essere un ottimo strumento per dare vigore ad una maggiore attenzione al fenomeno criminale mafioso anche in Germania.
How should the best practice look like?
Il collegamento telefonico con Pierpaolo Bruni, pubblico ministero della Dda di Catanzaro, ha aperto la sessione pomeridiana. Il pm riprende il tema della confisca, raccontando la sua esperienza a Crotone, dove coordinava il gruppo di interforze che si occupava di ricostruire i patrimoni accumulati dai gruppi criminali di stampo mafioso nella provincia calabrese. Bruni concorda sul fatto che la confisca sia uno strumento incisivo nella lotta alle mafie ma è del parere che non possa essere utilizzato in via esclusiva, ricordando l’importanza di un altro strumento, quello del 41 bis, il carcere duro. Si sofferma poi sulla necessità di un’armonizzazione delle legislazioni a livello europeo, poiché gli accordi bilaterali tra le nazioni non sono più sufficienti di fronte ad un fenomeno diventato ormai globale.
L’intervento di Petra Leister, pubblico ministero tedesco, ha preso altri toni rispetto agli interventi precedenti. Fortemente convinta del fatto che il problema non sia tanto quello di rafforzare gli strumenti normativi a livello nazionale, perché per lei, quelli attuali sono più che sufficienti per contrastare la criminalità organizzata in Germania. Continua spiegando che il problema è più legato ad una mancanza di personale che si occupi di certe tematiche, per via dell’invisibilità di tali fenomeni, continua affermando che le priorità nel Land Berlino sono altre. Parlando di confisca dei beni comunica il suo scetticismo in merito all’applicazione di tale procedimento in Germania, per via delle lunghissime procedure burocratiche che questo richiede.
A chiudere la conferenza è Nando dalla Chiesa, titolare della cattedra di sociologia della criminalità organizzata presso l’Università degli Studi di Milano, politico, scrittore e presidente onorario di Libera. Si sofferma sull’importanza di colpire la mafia imprenditrice che accumula capitali illeciti. La Germania in questo momento, afferma,è come la Lombardia degli anni ottanta, dove l’ “invisibilità” della mafia ha permesso a questa di espandersi e radicarsi. Un importante paragone per mettere in luce la forte necessità di una maggiore presa di coscienza dell’entità del fenomeno mafioso in terra tedesca. Bisogna rendersi conto di quello che sta accadendo in Germania, così come in Spagna e in altri tanti paesi e sollecita ad una maggiore attenzione al fenomeno mafioso. Ribadisce a più riprese l’importanza dello scopo dell’istituto della confisca e del sequestro dei beni: colpire la legittimità e l’impunità delle organizzazioni criminali di stampo mafioso è lo strumento fondamentale per combatterle, togliere loro la legittimità storica che si sono costruite. Riprende poi il problema legato alla confisca degli immobili, già sollevato dal professor Riccardi. La necessità impellente è quella di pensare ad un efficace riuso dei beni confiscati alle mafie. Nel caso dei terreni confiscati, l’esempio di Libera Terra rappresenta una vittoria per la legalità. Nel caso delle aziende permangono ancora numerosi problemi. L’azienda mafiosa ha dei suoi requisiti di competitività, è più competitiva sul mercato perché intimidisce la concorrenza, corrompe la pubblica amministrazione, offre lavoro in nero. La nuova azienda dovrebbe essere messa nelle condizioni di poter essere altrettanto competitiva, deve convertire i suoi criteri di efficienza. Emerge la necessità di creare un mercato che lui definisce sociale. È necessario che lo stato “accompagni socialmente le aziende”, seguendo lo stesso meccanismo realizzato spontaneamente dalla società civile. Così come per i terreni, anche il riuso dei beni immobili deve essere un mezzo per creare possibilità di lavoro. Un’idea per un migliore utilizzo potrebbe essere quella di affidare tali beni ai comuni che, tramite un bando, nel giro di poco tempo, li affidino a cooperative, progetti no-profit che ne faranno un uso sociale creando posti di lavoro. Conclude con delle riflessioni in merito al tema dei beni confiscati sui quali grava un’ipoteca, soffermandosi sulle modalità, talvolta poco chiare, degli istituti bancari in materia di assegnazione di crediti, affermando a gran tono che bisognerebbe introdurre una legge per cui i beni confiscati dei mafiosi, anche se ipotecati, dovrebbero comunque poter essere assegnati, responsabilizzando così le banche.
Una conferenza ricca di stimoli che ha creato sinergie tra i rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico, della magistratura e delle associazioni come mafianeindanke, che hanno aperto la strada a nuove possibili collaborazioni future. Un pubblico attivo, interessato ed informato che dà fiducia alle associazioni che lottano per la sensibilizzazione della società civile.