Non dovrebbe essere possibile che una banca come la HSH Nordbank finanzi un progetto che viene poi bloccato per ben due volte a causa di infiltrazioni mafiose. Invece, è successo, proprio a questa banca che, insieme ad altre, è di proprietà degli stati federati Schleswig-Holstein ed Amburgo; in particolare, uno dei parchi eolici da questa finanziati, con un valore di circa 250 milioni di euro, è stato nuovamente confiscato a marzo dalla procura di Catanzaro. Già nel 2012, le stesse autorità avevano sequestrato lo stabilimento ma l’atto era poi stato annullato in seguito ad una lunga battaglia legale.
Il parco eolico di Isola di Capo Rizzuto in provincia di Crotone (Calabria) non è il solo ad essere stato finanziato dalla Germania. Anche le imprese preposte alla pianificazione e la costruzione, così come i fornitori, hanno sede in Germania ed alcune di loro sono aziende ben note. Ci si chiede per quale motivo nessuna delle aziende coinvolte non si sia impegnata a valutare con chi avessero a che fare sul fronte italiano. Almeno sarebbero dovuti sorgere dei dubbi anche solo in seguito ad una semplice ricerca Google; digitando, infatti, “Arena” ed “Isola di Capo Rizzuto” sarebbe stato chiaro fin da subito di star facendo affari con la mafia. Quindi, o la ricerca non è stata effettuata in toto, oppure il fatto di lavorare con mafiosi era semplicemente indifferente per le aziende coinvolte. In particolare, per quanto riguarda il caso della HSH Nordbank è stato provato che molti dei lavoratori della banca si trovavano proprio sull’Isola di Capo Rizzuto e che quest‘ultimi sarebbero stati portati dagli stessi familiari di Nicola Arena sui terreni dove in seguito si sarebbe costruito il parco eolico.
Ciò che è sicuro è che una buona parte dei 48 rotori eolici sono stati costruiti su terreni che, direttamente o indirettamente, appartengono al clan, che ne avrebbe quindi tratto un enorme profitto. Un altro elemento interessante di questo caso è che lo stabilimento sarebbe stato costruito parzialmente su aree non edificabili – in quanto si tratterebbero di aree prossime alla zona abitata e, in più, sotto tutela paesaggistica ed ambientale. Per questo motivo anche il funzionario che ha rilasciato l’autorizzazione si trova adesso sotto accusa; secondo quest’ultimo il luogo sarebbe stato adatto allo stabilimento per via della forza del vento, che in quell’area soffia regolarmente.
La HSH Nordbank ha rilasciato poche parole sulla nuova confisca. Una interlocutrice della banca afferma che l’informazione sia arrivata solo da pochi giorni; in più, la HSH non sarebbe coinvolta nel processo e quindi non riceverà alcuna informazione da le autorità italiane.
Alla domanda sul se e come vengano verificate le credenziali dei partner da parte della banca – una pratica che in investimenti di tali dimensioni, è assolutamente standard – l’interlocutrice ha preferito non pronunciarsi. Anche la domanda sul se siano state date delle garanzie nel caso del parco eolico di Isola Capo Rizzuto, e se sì quali, è rimasta senza risposta.
Un’ipotesi al vaglio degli investigatori italiani è quella che si sarebbe trattato di un finanziamento solo di facciata da parte della banca: i soldi, infatti, che sarebbero andati alla società dirigente del progetto, sarebbero stati segretamente coperti da una garanzia calabrese. L’idea è che quindi tutto questo progetto non sarebbe altro che un’enorme operazione di riciclaggio di denaro. Se questa supposizione abbia un fondo di verità, è ancora da capire. Non sono ancora state trovate prove a supporto di questa tesi. Di conseguenza, sono state fatte delle ricerche anche presso la banca, che in passato si è fatta notare per pratiche commerciali poco ortodosse. La banca è però allo stato attuale non oggetto di indagine.