Amburgo: la nuova porta della cocaina in Europa

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“La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno. Chi la usa è lì con te. Il costruttore della casa in cui vivi, lo scrittore che leggi prima di dormire, la giornalista che ascolterai al telegiornale. Ma se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo, Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso sei tu”. Così lo scrittore Roberto Saviano introduce la lettura al suo libro ZeroZeroZero, testo che denuncia il potere della cocaina sul mondo. La cocaina mette in ginocchio persone così come interi Stati. Non conosce ricchezza o povertà: la dipendenza raggiunge tutti, il suo diabolico non poterne fare a meno non ha limiti. I boss del narcotraffico questo lo hanno capito e da tempo cercano porti sicuri in cui far sbarcare la neve bianca. Anche la Germania non è immune a questo fenomeno: il porto di Amburgo è diventato negli anni luogo centrale per l’approdo ed il conseguente smercio di cocaina.

Il porto di Amburgo

“Il contrasto alle droghe in Germania è fuori controllo” così ha denunciato il Norddeutscher Rundfunk (NDR) lo scorso 9 settembre.[1] Ad Amburgo cresce il numero dei dipendenti alle sostanze stupefacenti: creature mutanti che camminano senza luce per la città, nell’attesa di assumere la dose successiva. Il porto di Amburgo è tra le mete predilette per lo smercio di cocaina e spesso si apprendono notizie di maxi-sequestri di polvere bianca. Nel febbraio 2021 il carico maggiore mai intercettato in Europa: 16 tonnellate di cocaina nascosta in oltre 1.700 barattoli di latta![2] Nell’estate del 2020 era stato registrato il sequestro di un carico di 1,5 tonnellate di cocaina dal valore di 353 milioni di dollari. In quel caso, la cocaina era stata nascosta in sacchi di riso destinati ad arrivare in Polonia. Seguendo questi numeri il porto di Amburgo potrebbe presto superare Anversa e Rotterdam, diventando il nuovo Hotspot della cocaina in Europa. Nel porto tedesco mancano al momento attrezzature idonee, predisposte al controllo dell’intera area portuale così come presenti ad Anversa e Rotterdam. Per questo risulta essere sempre più meta gradita per il traffico di cocaina. Anche in Germania, le autorità competenti controllano l’area portuale, ma l’infiltrazione criminale, la collusione degli operatori, risulta essere assai maggiore, così come affermato in un recente articolo pubblicato da t-online.[3] Secondo esperti, solo uno di dieci chilogrammi di cocaina viene intercettato: il resto scompare nella movida di Berlino, tra gli indici finanziari di Francoforte, nel carnevale di Colonia. Il problema della cocaina in Germania resta un tabù e se non per i casi di sequestri eclatanti, operazioni di cui vantarsi davanti ai giornalisti, il tema resta poco trattato. Il numero di persone morte di droga, infatti, cresce ogni anno sempre di più e dai 1.600 casi del 2020 si è arrivati ai 2.000 nel 2022.[4]

Punti chiave

I porti europei facilitano il trasporto di beni e assumono un ruolo chiave in una realtà sempre più globale ed interconnessa. Tuttavia, assieme al commercio legale, i porti sono anche affetti da movimenti di beni illegali e vulnerabili agli occhi della criminalità organizzata. Secondo il Report di Europol (30 marzo 2023)[5], solo tra il 2 e il 10% dell’enorme volume dei container (circa 90 milioni) riesce ad essere ispezionato e ciò rende il sequestro di beni illeciti assai complicato. Per contrastare questo problema, il Comitato direttivo per la sicurezza dei porti di Anversa, Rotterdam e Amburgo – assieme ad Europol – hanno iniziato un’analisi comune valutando l’infiltrazione criminale nelle diverse infrastrutture portuali europee. Il lavoro ha evidenziato la modernità delle diverse azioni compiute dalle mafie che sfruttano al meglio le lacune nelle procedure logistiche portuali. Da modus operandi sempre più tecnologici e all’avanguardia fino agli spedizionieri delle compagnie di navigazione, passando per conducenti di carrelli elevatori, dipendenti dei centri di refrigerazione o camionisti. Tutti reclutati dai cartelli, assicurano che i container siano collocati nel posto giusto, pagati per chiudere gli occhi e guardare dall’altra parte quando necessario o per depositare il carico in arrivo in luoghi specifici. “Io non vedo. Io non sento. Io non parlo.” Gli affari continuano, la grana aumenta. I boss del narcotraffico possono sorridere.

Come funziona l’affare?

Quando le merci vengono spedite via mare, le reti criminali utilizzano una varietà di metodi per nascondere il carico. Borse sportive, casse di frutta, cocaina sciolta in blocchi di marmo, chimicamente defluita in tessuti o nel carbone, nascosta nel tetto, nel pavimento o nella parte posteriore dei container.  In primavera Olivier Erdmann, capo del Gruppo investigativo congiunto sugli stupefacenti della LKA di Amburgo e della dogana ha fornito informazioni sui metodi utilizzati dalle organizzazioni criminali. In generale, sono tre i diversi metodi attuati: Rip-on/Rip-off, la conversione di container refrigerati e la fusione della coca con la merce.

Il primo, prevede l’apertura del container – senza autorizzazione – nel porto di partenza (prevalentemente nel Sud America, dove i controlli portuali sono più superficiali): la coca viene posta dietro le porte del container, pronta per una rapida estrazione. Ai lavoratori portuali, spesso al soldo dei cartelli, viene segnalata la posizione attuale del carico: trovare l’ago nel pagliaio può essere una mission impossible, ma non lo è se sai esattamente dove si nasconde l’ago. In questo modo, il container approdato può essere facilmente individuato, aperto e la coca portata via. Game, set, match.

Il secondo metodo presuppone la conversione dei container refrigerati in cui vengono trasportati prodotti freschi. Questi hanno pareti così spesse e isolate da risultare perfette per ammassare al loro interno le confezioni di cocaina: circa 500 chili entrano nel pavimento di un container. I criminali aspettano che il container svuotato venga portato in un deposito: a quel punto la droga può essere estratta dalle pareti e suddivisa a loro piacimento.

Infine, il terzo metodo, dove la coca viene imballata assieme alla merce consentendo di trasportare le quantità maggiori. Gli autori si procurano documenti di spedizione contraffatti e al terminal portuale fingono di dover trasportare il container al destinatario autorizzato. Fuori dal porto, la droga viene estratta dal container. In seguito, il container riportato al terminal, spesso con l’inconsistente giustificazione che c’è stato un errore. Chi si insospettisce trova solo tracce coperte.

Nel 2018 le autorità di polizia di Rotterdam hanno scoperto la cosiddetta PIN code fraud (“la frode del codice PIN”): quando un container viene spedito oltreoceano, la compagnia di navigazione gli assegna un unico e specifico PIN-code o QR-code utile al fine di portare il container nel porto di destinazione e permettere al cliente di recuperare il suo carico in modo legittimo. Il codice viene così notificato all’importatore ed al terminal portuale, dove il container approderà. Attraverso canali e metodi corruttivi, i gruppi criminali si infiltrano nelle aziende coinvolte nel processo logistico del relativo porto per ottenere il codice di riferimento del container in cui sanno che è nascosta la droga ordinata.[6] Con il codice di riferimento – che consente il rilascio – i criminali recuperano il container di droga dal porto fingendo di esserne i clienti legittimi. Una volta fuori dall’area portuale, la droga viene estratta dal container ed è pronta per raggiungere l’ultima tappa del suo percorso: la tavola del ricco politico che sniffa per allentare la tensione, le mani di chi la usa per gioco o del disgraziato che cerca rifugio dalla triste vita quotidiana.

Conclusioni

La situazione dei container nel porto di Amburgo e i diversi modus operandi delle organizzazioni per estrarre la coca, illustra chiaramente come il network criminale sfrutti al massimo le vulnerabilità del sistema portuale. Le organizzazioni conoscono le lacune, osservano e corrompono. Comprano con il denaro, si assicurano il controllo della struttura e dove i contanti non bastano, perpetuano violenza e intimidazione. Attraverso lo smisurato numero di addetti ai lavori, di merci legali che approdano, di operatori pubblici e privati che hanno accesso al porto, i gruppi criminali scelgono le rotte più sicure per il loro commercio. Per questi fattori e data la stretta e rapida connessione con il trasporto di beni in tutta Europa, Amburgo è diventata la nuova porta della cocaina nel Continente. Le enormi quantità di cocaina scoperte negli scorsi anni, altro non sono che un chiaro esempio di quanta sicurezza le organizzazioni ripongano nella buona riuscita di un carico che deve sbarcare in Germania. E intanto nel territorio tedesco, la dipendenza dalle droghe aumenta assieme a chi ci lascia la propria vita.

I principali porti europei stanno cercando di contrastare il traffico illecito di merci con modifiche alle procedure e lo sviluppo di sistemi di database più sicuri. Stanno studiano tecnologie innovative che combinano immagini e intelligenza artificiale per aumentare lo screening di container e merci. L’ultimo progetto dell’Unione Europea è quello di collegare – entro il 2030 – diversi porti europei attraverso la Trans-European Transport Network.[7] Per combattere le reti criminali internazionali, lo scambio tempestivo di informazioni operative, tattiche e strategiche nonché la condivisione di competenze è fondamentale per impostare un approccio coordinato. Attraverso indagini congiunte, task forces (OTF) e l’EMPACT, le autorità di polizia e di giustizia dell’UE possono intraprendere azioni sempre più concentrate con il supporto di strutture come Europol ed Eurojust. Investire in apparati tecnologici all’avanguardia, migliori rispetto a quelli utilizzati dai gruppi criminali. Uno dei motti dell’ultimo congresso delle Nazioni Unite riguardante la Crime Prevention and Criminal Justice e svoltasi a Kyoto nel 2021 è chiaro: “Combating Organized Crime requires organized responses”.

La cooperazione tra gli Stati è la strada da percorrere e l’unica, a cui aspirare.


[1] S. dazu: https://www.ndr.de/nachrichten/hamburg/Kommentar-Die-Drogenprobleme-in-Hamburg-sind-ausser-Kontrolle,hamburgkommentar842.html [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

[2] S. dazu: https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/24/amburgo-sequestrate-16-tonnellate-di-cocaina-e-il-carico-piu-grande-mai-sottratto-al-narcotraffico-in-europa/6112167/ [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

[3] S. dazu: https://www.t-online.de/region/hamburg/id_100199620/drogen-im-hamburger-hafen-mit-diesem-trick-narrt-die-drogenmafia-die-polizei.html [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

[4] S. dazu: https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/aumentano-morti-per-droga-germania-100.html [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

[5]  S. dazu: https://www.europol.europa.eu/media-press/newsroom/news/new-modus-operandi-how-organised-crime-infiltrates-ports-of-europe [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

[6] S. dazu https://www.europol.europa.eu/media-press/newsroom/news/new-modus-operandi-how-organised-crime-infiltrates-ports-of-europe [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

[7]  S. dazu: https://www.europol.europa.eu/media-press/newsroom/news/new-modus-operandi-how-organised-crime-infiltrates-ports-of-europe [zuletzt abgerufen am 03.10.2023].

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