Da oltre trent’anni il sociologo Nando dalla Chiesa studia la criminalità organizzata italiana. E’ stato quindi uno dei pionieri di questa materia, che in Italia è attualmente oggetto di ricerche scientifiche su scala relativamente ampia. In Germania, invece, l’analisi sistematica della criminalità organizzata è meno pronunciata. Anche per questo Dalla Chiesa si reca in Germania una volta all’anno e si prepara ad una vera e propria maratona di conferenze: Poi, nel giro di pochi giorni, riferisce dei suoi studi in diverse città. Quest’anno ha tenuto conferenze a Lipsia, Halle, Amburgo, Potsdam e Berlino e ha offerto al pubblico una sintesi, l’essenza del suo lavoro fino ad ora. Si fanno vive sempre di più le sue esperienze personali.
“Quando ero studente e scrivevo la mia tesi sulla mafia, la parola globalizzazione non esisteva ancora. Ma la mafia era già globale e rappresentata in Canada e negli Stati Uniti”, dice Dalla Chiesa. Tre domande sono state il tema centrale della sua conferenza: perché le organizzazioni mafiose italiane si stanno espandendo? Cosa li mette in condizione di farlo? E cosa significa questo per le aree che vengono “colonizzate”?
È abbastanza sorprendente che Dalla Chiesa usi il termine colonizzazione. Le immagini che mostra danno un’impressione diversa. Mostra i piccoli borghi della Calabria. Sinopoli, ad esempio, un piccolo nido, ai cui abitanti appartengono molte proprietà sulla magnifica Via Veneto a Roma. Poveri villaggi di montagna, a quanto pare. Villaggi come Platì o San Luca, per i quali nessun gallo canterebbe se non fosse cresciuta li un’organizzazione criminale mondiale. Un’organizzazione che, dice Dalla Chiesa, ha acquisito potere non solo come associazione di gangster, ma anche come antropologia speciale.
Quindi non è un caso che i clan non investano nella loro patria. Lo si vede quando si attraversa San Luca. Le case spesso fanno una cattiva impressione, i milioni, che rende ai loro abitanti il traffico di droga e altre attività criminali e legali, ovviamente non arrivano qui, almeno non in forma visibile. “La ‘Ndrangheta ha bisogno di una regione povera”, dice Dalla Chiesa. “Perché lì la gente non chiede diritti, ma favori. Dove c’è lavoro, le persone non sono dipendenti”. E questo limiterebbe gravemente il potere della ‘Ndrangheta. Così la ‘Ndrangheta investe il suo denaro anche per questo all’estero, non solo perché c’è molto meno rischio di confisca dei beni.
Dalla Chiesa ha studiato esattamente quali cambiamenti avvengono quando la ‘Ndrangheta si infiltra in nuove aree. Nell’Italia settentrionale, dove vive e lavora, ha potuto osservarlo davanti alla propria porta di casa: “Per molto tempo vi è stato detto che la mafia non è pericolosa. Hanno detto che stavano portando del denaro, non è pericoloso. Ma poi portano i loro metodi, poi le bombe”. Lui e i suoi colleghi hanno analizzato una comunità molto attentamente, Bresciello. I ricercatori hanno potuto dimostrare che la ‘Ndrangheta ha portato il suo metodo di silenzio, l’Omertà, nelle zone conquistate.
La Germania è un caso particolarmente interessante. In parole povere, l’espansione nella Germania dell’Ovest ha fornito lavoro e riparo ai membri della mafia, mentre la Germania dell’Est è diventata un obiettivo di investimento subito dopo la riunificazione. La reazione in tutta la Germania è stata simile, una “doppia negazione”. Prima la presenza dei clan è stata negata nell’opinione pubblica, poi ignorata nella legislazione. Dalla Chiesa ha una spiegazione per questo: se si ammette la presenza della mafia, la reputazione diminuisce e gli investimenti diminuiscono. Quindi si preferisce negarli il più a lungo possibile..
Nella Repubblica federale di Germania sono stati osservati anche alcuni casi particolari. Ad esempio, il clan Carelli era piuttosto insignificante in Italia quando si è spostato in Germania. Tuttavia, il gruppo ha intelligentemente usato la Germania come laboratorio e scuola. Qui potevano imparare e crescere, perché qui, a differenza della loro terra natale, dove la pressione competitiva era alta e lo spazio disponibile era piccolo, trovarono condizioni quasi ideali.
Un altro caso particolarmente interessante è Erfurt, tanto interessante che Dalla Chiesa attribuisce alla capitale dello stato della Turingia un carattere modello per la ‘Ndrangheta’. L’organizzazione criminale ha lì il monopolio dei ristoranti e delle pizzerie, il che significava che un centinaio di giovani della città di San Luca con i suoi 4000 abitanti arrivarono in città. La ‘Ndrangheta ha saputo come farsi ben volere dai cittadini della città appena conquistata: Ha fatto donazioni alla squadra di calcio, agli orfanotrofi e alle associazioni culturali.
Ciò che dice Dalla Chiesa dovrebbe essere un doppio avvertimento per noi. L’espansione della ‘Ndrangheta ha avuto una doppia radice: da un lato l’intensificarsi della repressione statale in Italia portò all’evasione in nuovi territori, dall’altro l’emergere di guerre interne. Che cosa significa questo per la Germania, lo abbiamo visto nel 2007 quando un clan ha sparato a sei rappresentanti di un altro clan a Duisburg davanti al ristorante mafioso “Da Bruno”. L’esempio dell’Italia dimostra che una maggiore repressione è urgentemente necessaria se si vuole frenare la ‘Ndrangheta nella sua spinta all’espansione. In Germania questo punto di vista non ha ancora prevalso.