La cocaina è diventata una droga di uso quotidiano per molte persone in Germania, come il consumo della cannabis e quello dell’alcool. Questo è ciò che emerge dal rapporto federale del BKA sui crimini legati agli stupefacenti, secondo il quale i reati di cocaina sono aumentati di quasi il 20% e la quantità di stupefacenti sequestrati è moltiplicata. Anche il fatto che il prezzo al consumo della cocaina non cambi nonostante la confisca di stupefacenti è un segnale allarmante: attualmente in Europa stiamo assistendo a un’ondata di cocaina di cui le autorità sono praticamente incapaci di occuparsi.
L’attuale politica restrittiva in materia di droga si sta rivelando inefficace: non limita l’uso di droghe come la cocaina e, al tempo stesso, garantisce che i profitti delle organizzazioni criminali continuino ad aumentare. Per impedire il più possibile l’importazione e il traffico di stupefacenti, occorre intensificare gli sforzi per sequestrare i capitali criminali. La nuova versione della legge sul sequestro dei beni, adottata l’anno scorso, ha migliorato in una certa misura lo spazio giuridico; ora la legge deve essere applicata e ulteriormente adattata alla situazione in Germania.
In questo contesto a Mafia? Nein, Danke! manca un dato importante nel discorso: i capitali confiscati dal narcotraffico. Il problema maggiormente legato al narcotraffico è che le organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta perseguono dei guadagni enormi. Questo denaro viene ripulito, soprattutto anche in Germania, che per la mafia è un Paese assai allettante per il riciclaggio di denaro a causa delle sue strutture politiche ed economiche e la legislatura insufficiente sul tema. Al tempo stesso il rischio che i profitti criminali vengano confiscati è ragionevolmente esiguo. Tra il 2007 e il 2017 il governo del Land ha tolto alle organizzazioni mafiose italiane soltanto 5,85 milioni di euro. Per fare un confronto: è provato che nell’arco di un’unica giornata solo a Berlino vengono spacciati circa dieci chilogrammi di cocaina, cosa che frutta qualcosa come tre-quattro milioni di fatturato, di conseguenza un fatturato annuo di circa 275 milioni di euro. Estrapolando dalla Germania risultano miliardi di fatturato solo con la cocaina: soldi che, al netto dei costi del traffico di droga, rimangono nelle casse dei criminali. Ciò significa che in Germania non solo vengono prodotti miliardi di fatturato con il traffico criminale di droga, ma che questo denaro viene anche qui reinvestito.
Dal punto di vista di una ONG che si occupa di criminalità organizzata, è intollerabile che si accumulino notizie di sospetti di riciclaggio di denaro, come emerge dai dati delle autorità di controllo preposte ai crimini finanziari, della Financial Intelligence Unit FIU. Lo scorso anno l’organizzazione è passata dalla BKA alla dogana, ma ciò non ha incrementato la sua efficacia: ha infatti una coda di elaborazione di circa 30000 casi, e oltre a ciò mancano ancora strutture che possano fare luce su casi ulteriormente complessi come l’accesso agli atti della polizia. Urge in modo particolare il bisogno di rimediare a questa mancanza. Al tempo stesso offrono facilmente eccellenti possibilità a coloro che utilizzano strutture finanziarie come i trust e i fondi chiusi, capitale derivante da reati da investire in grande quantità nel settore immobiliare; tali investimenti assicurano la sua base di potere. Tutto ciò rende la Germania un paradiso per i trafficanti di stupefacenti e per la criminalità organizzata.
Se si analizzano i dati disponibili, si nota che gli indagati di origine italiana sono presenti in scarsa misura nelle statistiche della criminalità tedesca. La leadership globale della ‘ndrangheta, la mafia calabrese, nel commercio della cocaina, è indiscussa. I presunti membri della mafia italiana stanno organizzando il commercio globale anche dalla Germania, come dimostrano le indagini della polizia italiana. In particolare i rappresentanti della ‘ndrangheta hanno dei contatti diretti nei paesi produttori di cocaina per organizzarne l’importazione in Europa. La bassa percentuale di indagati si spiega con la tendenza che persone di altre nazionalità, ad esempio albanesi, agiscono in questo contesto, come già notato dalla polizia, come scagnozzi al servizio di organizzazioni mafiose italiane.