Dal 1996 Libera – l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti per sensibilizzare la società civile sui temi della criminalità organizzata e della corruzione – organizza una giornata dedicata a ricordare le vittime della mafia e a stringersi attorno ai loro familiari: di anno in anno questo movimento della società civile ha acquisito sempre maggiore riconoscimento da parte delle istituzioni, fino al DDL n.1894 dello scorso anno che gli ha dato pieno valore dichiarando il 21 marzo “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Il primo giorno di primavera, le associazioni, le scuole e le parrocchie sfilano in corteo in una città italiana e leggono i nomi di coloro che sono morti in quanto obiettivo prescelto oppure perché si trovavano nel posto sbagliato o somigliavano fatalmente alla persona che si voleva uccidere. Si ritiene importante celebrare non solo le vittime illustri, quelle a cui sono intitolate vie, piazze e scuole, ma anche le persone che sono state dimenticate o addirittura mai considerate come meritevoli di menzione.
Tra le storie troppo poco raccontate c’è quella di una piccola vittima che il 12 novembre 2000 si trovava nel posto sbagliato: Valentina, di due anni, nipote di Fausto Terracciano. Lo zio non era il bersaglio diretto del clan camorristico dei Veneruso, fu scelto perché congiunto del vero obiettivo, il suo fratellastro Domenico Arlistico; la morte della bambina fu controproducente non solo perché portò all’arresto di coloro che ne furono responsabili, ma anche perché fatti del genere sono considerati gravi persino nel codice d’onore camorristico. Anche il giovane Filippo Ceravolo il 25 ottobre 2012 si è trovato fatalmente nei pressi di un agguato di cui non era bersaglio ed è stato ucciso dalla ‘ndrangheta al posto di Domenico Tassone, colui che gli aveva dato un passaggio (parente del boss Bruno Emanuele). Alla tragicità di questa sua fine c’è da aggiungere che il caso è stato archiviato dal DDA di Catanzaro e che i responsabili ad oggi non sono ancora stati puniti.
Quest’anno la città scelta per il 21 marzo non a caso è Foggia, dopo un 2017 in cui la “Società Foggiana” – cartello criminale di stampo mafioso operante nelle città di Foggia, San Severo e Cerignola – è più volte saltata alle cronache per la brutalità con cui opera. Dopo gli anni ’70-primi anni ’80 si è iniziato a sottovalutare le sue attività, a ritenere comunemente che nella provincia la mafia non fosse un problema, contribuendo così ad accrescere nella mafia foggiana la convinzione di avere un potere illimitato.
Si è arrivati in questo modo all’assalto del servizio di vigilanza l’NP Serviceal Villaggio Artigiani di Foggia nel giugno 2014, che tenne in ostaggio la città, fino all’assassinio dei due contadini testimoni di un omicidio di mafia Luigi e Aurelio Luciani nell’agosto 2017, anche loro “colpevoli” di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La Commissione parlamentare antimafia presieduta da Rosy Bindi in questa legislatura 2013-2018 ha quindi dovuto affrontare il tema della mafia pugliese dopo oltre trent’anni in cui era rimasto nell’ombra. Nella relazione finale di questo 7 febbraio – un capitolo corposo viene riservato, infatti, alla provincia di Foggia – è emerso che la mafia foggiana, sebbene frammentata come quella barese, ha delle peculiarità che la distinguono dalle altre mafie del territorio pugliese: è stato confermato, infatti, quanto la sua vicinanza alle coste dell’Albania, per esempio, nel tempo l’abbia specializzata nel controllo del traffico di stupefacenti; inoltre per questa forma di criminalità sono di estrema importanza le alleanze con i gruppi del territorio così come quelle con la camorra e la ‘ndrangheta.
Il 21 marzo, contemporaneamente alla manifestazione nella città prescelta, le associazioni attive sul territorio si riuniranno nelle altre città italiane e all’estero. Mafia? Nein, danke! è tra queste e da Berlino parteciperà a questa iniziativa, organizzando un momento di riflessione e di discussione con la proiezione di film che ricordino una vittima innocente della mafia.
Per chi fosse interessato ad approfondire il tema, di seguito il link della relazione conclusiva della Commissione parlare antimafia 2013-2018