Panama Papers: un affare globale

A Panama Il tre aprile il consorzio giornalistico Icji ha reso riacceso i riflettori su quello che NGO ed esperti già da tempo avevano denunciato: l’esistenza di una classe sociale di potenti di tutto il mondo, dall’Inghilterra all’Azerbaijan, dal Ruanda alla Cina a Israele, che proteggono i loro patrimoni dalle tasse che, talvolta loro stessi, hanno imposto. L’onda che la pubblicazione dei Panama Papers ha creato è però enorme, il primo ministro Gunnlaugsson si è dovuto ritirare, in Francia e il coinvolgimento di Cameron potrebbe avere un impatto su Brexit.

E come potevano mancare la mafia? Infatti non manca, i documenti hanno fatto emergere anche le offshore di cosa nostra, che non hanno sede a Panama, ma alle Seychelles, nel noto Lussemburgo, nelle Bahama, in Nevada, a Samoa e nelle Virgin Islands. Gli schemi sono gli stessi, imprese registrate da prestanome, casseforti anonime, e ovviamente contatti con lo studio Mossack.

Come stupirsi se quei potenti, che pur a parole si impegnano per la lotta al riciclaggio di denaro sporco, non abbiano ancora creato un sistema efficace per impedire il flusso di capitali di provenienza illegale?