L’internazionalizzazione della ‘ndrangheta nella Relazione Annuale della DNA

Dna

 

La Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha diffuso la propria Relazione annuale sulle attività svolte dal Procuratore nazionale e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo nonché sulle dinamiche e strategie della criminalità organizzata di tipo mafioso nel periodo luglio 2014 – giugno 2015

L’internazionalizzazione della ‘ndrangheta. Viene confermato il radicamento Locali di ‘Ndrangheta in ormai tutte le regioni d’Italia, dall’ormai presenza storica in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, si registrano “cellule solidamente impiantate anche in Liguria, Umbria, Veneto e Marche”.

Le inchieste sul fenomeno condotte negli ultimi anni hanno accertato una “manifesta elasticità” dell’organizzazione criminale, “sufficiente per mantenere un profondo legame con l’associazione ‘madre’ senza rinunciare all’autonomia indispensabile per operare in territori distanti e diversi dalla Calabria”. Le  ‘ndrine hanno colonizzato i territori stranieri attraverso la nascita di “vere e proprie strutture estere, che replicano modelli organizzativi tipici delle locali calabresi”, soprattutto in Germania e Svizzera.

La ‘Ndrangheta ha saputo, meglio delle altre ‘mafie storiche’, sfruttare la globalizzazione e internazionalizzarsi creando solidi legami con altre organizzazioni criminali in Europa e non solo.

Leader nel traffico di stupefacenti, la ‘Ndrangheta ha sviluppato un rapporto “privilegiato, se non esclusivo” con i paesi produttori di cocaina in Sudamerica, grazie alla patente di affidabilità che le ‘ndrine si sono guadagnate con i cartelli, garantendo alla merce approdi sicuri in Europa dall’Olanda, dalla Germania e dall’Italia (grazie al totale controllo del porto di Gioia Tauro). Essa è fornitrice di cocaina in Europa, tanto che persino altre organizzazioni criminali italiane (oltre a molte straniere) si rivolgono alle cosche calabresi per rifornirsi. Il controllo del mercato non si esaurisce all’Europa ma è stata rilevata la presenza di ‘ndrine stabilitesi già da decenni in Canada, negli Stati Uniti e in America Centrale. Per avere un idea del mercato di cui si parla, solo negli ultimi tre anni, sono state sequestrate un quantitativo di sostanze stupefacenti pari a circa 3 tonnellate.

“L’altro dato – si legge nella Relazione – è costituito dalle rotte dell’eroina e della marijuana, importate in grosse quantità dall’est europeo, e in particolare dall’Albania”.

L’operatività delle cosche calabresi inoltre, è estesa e su più livelli:

a) illeciti (“dal traffico internazionale di stupefacenti e delle armi all’attività estorsiva, praticata con modalità diverse e sempre più sofisticate”)

b) di infiltrazione nell’economia legale (“dagli appalti pubblici alle attività imprenditoriali, nei settori del commercio, dei trasporti, dell’edilizia ed in quello di giochi e scommesse, soprattutto on line) con attività di riciclaggio di denaro sporco in Italia e soprattutto sui mercati stranieri.

La forza dell’organizzazione risiede ormai “nel suo potere economico e nel condizionamento della politica” attraverso il consenso che è in grado di gestire. I mafiosi si sono trasformati in managers inserendosi nell’imprenditoria attraverso una “infiltrazione silenziosa” e la rinuncia di azioni eclatanti che le ha consentito di acquisire una facciata di rispettabilità. Le cosche hanno invaso anche il settore degli ordini professionali, creando “rapporti stabili tra sodalizi e professionisti, sempre pronti a dare il proprio apporto rispetto alle esigenze associative via via prospettatisi”.