La zona d’ombra. Ovvero perché la mafia non appare nelle statistiche sulla criminalità

Polizei

Ogni anno, la pubblicazione del rapporto sulle statistiche di criminalità del Ministero dell’Interno finisce in prima pagina sui media e la stampa tedeschi. Quest’anno, in particolare, a farla da padrone sui giornali è stata la domanda: quanto ha influito l’arrivo dei rifugiati sulla annuale statistica della criminalità in Germania? Nel report si è altresì parlato della criminalità organizzata riguardante gruppi stranieri. Ma dov’è la mafia in questa statistica? Fino a che punto le statistiche del Ministero degli Interni nascondono i problemi che possono essere ricondotti a quest’ultima? La statistica è uno strumento di potere molto efficace in mano ad uno stato burocratico. Era già chiaro a Max Weber, il quale sottolineava la necessità di una corretta interpretazione di quest‘ultima; in caso contrario, numeri grezzi possono portare, nella loro brevità, solo a false deduzioni.

Si può ipotizzare che nel caso della raccolta di dati a fini statistici delle attività della mafia si abbia a che fare con una doppia zona d’ombra. Vengono, infatti, registrati i reati che, dopo essere stati commessi, sono anche stati denunciati, e in base ai risultati del lavoro investigativo, vengono successivamente attribuiti ad una specifica categoria di reato. In questo modo, un aumento del numero dei reati o anche solo un numero maggiore di denunce sono da ricondurre o ad una aumentata intensità dei controlli o semplicemente a cambiamenti legislativi. Il tasso di casi risolti rispetto ai riportati mostra in che percentuale i reati vengano perseguiti. Nel report si osserva come solo la “zona chiara” dei reati venga presa in considerazione. Peccato che una organizzazione criminale come quella di stampo mafioso agisca nell’ombra e goda di una vasta comunità di sostegno – non ultima una consolidata rete familiare – nei territori in cui opera. Ciò porta alle seguenti ipotesi: 1. Si tratta di reati che sono osservati raramente (in quanto i soggetti affiliati ad una organizzazione criminale di stampo mafioso non sono al centro dell’attenzione in Germania, al contrario dei richiedenti asilo, i quali in confronto commettono meno reati) e 2. la mafia viene aiutata dal silenzio della società e dal fatto che venga raramente denunciata, in quanto di per se o non viene percepita come pericolosa o le sue vittime non vengono colpite in maniera diretta.  Qui calza a pennello l’esempio del riciclaggio di denaro, tipologia di reato, probabilmente molto meno visibile dei reati violenti, che inizialmente può essere visto come semplice investimento finanziario.

Ma come viene quindi stimata la diffusione della mafia in Germania? Nel passato ci sono state isolate indagini a riguardo, svolte dal Bundeskriminalamt, la polizia federale tedesca. In un rapporto del 2008 si legge di 230 clan con almeno 900 affiliati in Germania, solo tra gli appartenenti alla ‘ndrangheta. Questo dato risale però a quasi dieci anni fa e nel frattempo si deve considerare un aumento dei numeri. Inoltre, il documento interno non è stato piú reso disponibile ai giornalisti. Esistono infatti rapporti simili per altre organizzazioni mafiose come la Camorra e Cosa Nostra.

Una prima lettura alle statistiche attuali mostra che solo in 279 casi si parla di fondazione di un’organizzazione criminale in senso ampio, riportando una consistente diminuzione del quasi 60% rispetto al 2015 (689 casi). Allora tutto bene? Purtroppo è da notare come i numeri parlino solo delle organizzazioni sciolte nel corso dell’anno, quindi non è chiaro quanti gruppi di stampo mafioso agiscano ancora nell’ombra in Germania. Il solo essere membri peraltro non basta per rientrare all’interno del reato di “fondazione di un’organizzazione criminale”. Per questo motivo solo all’apparenza risulta esserci contraddizione tra il rapporto sulle mafie del 2008 e la statistica annuale di criminalità. Nonostante le loro carriere criminali, i mafiosi rimangono comunque in Germania, spesso in un ambito legale. In più, il numero di casi risolti rispetto a quelli denunciati si è ridotto ulteriormente e adesso si attesta al 60,9%. Quasi la metà delle denunce non vengono quindi accolte, cosa che potrebbe anche indicare una “zona di sicurezza” per la mafia. Un terzo problema riguarda la capacità della mafia di inserirsi in molteplici categorie, ma senza venire considerata come un fenomeno a se. Si osservi ad esempio il riciclaggio di denaro: con i suoi 11.541 casi, si nota un aumento di quasi il 20% rispetto ai 9641 casi del 2015. Allo stato attuale delle cose non è chiaro in che misura la mafia ne sia responsabile. Inoltre accadono in Germania anche operazioni di riciclaggio piuttosto goffe, ma non è la mafia a condurle. 

La mafia non è considerata come una categoria a se, di conseguenza l’ipotizzata connessione tra le due cose non risulta evidente. I reati riconducibili alla mafia raggiungono quindi solo potenzialmente le statistiche ufficiali. Il collegamento tra i singoli reati non viene chiarito.

La statistica può sempre solo rilevare ciò che viene richiesto dai criteri posti alla raccolta dei dati. Come già riportato, le condizioni per la polizia tedesca rispetto a quella italiana sono più difficili, come si può notare in una serie di punti: esiste, infatti, in Germania il reato di partecipazione ad un gruppo terroristico, ma non ad una associazione mafiosa. Un diritto penale di meri fatti e non di principi; nel caso in cui si vogliano consegnare alla giustizia dei mafiosi, bisogna necessariamente rifarsi alle loro concrete azioni criminali. Inoltre, gli importantissimi capitali finanziari e fisici della mafia non possono essere confiscati e le intercettazioni sono svolte solo dopo rigorose concessioni giudiziarie. Data la mancanza di coordinamento giudiziario tra l’Italia e la Germania, un reo può ritirarsi tranquillamente qui in Germania in virtù della mancanza di armonizzazione legislativa.  Un ulteriore punto decisivo è che l’evasione fiscale e l’aggiudicazione di appalti quindi la cosiddetta “criminalità dei colletti bianchi”, è commessa in primo luogo da una mafia con capitali, la quale non rientra nelle statistiche della polizia, ma piuttosto nelle indagini del Dipartimento delle Finanze: in questo modo, non ve ne è traccia nella Statistica sulla Criminalità del Ministero degli Interni. In ogni caso, rimane uno stretto collegamento tra l’attuale ordinamento legislativo e la mancata presenza della mafia nelle statistiche della polizia.

Ci possono essere buone ragioni per un approccio cauto rispetto ai metodi di sorveglianza statali. Lo stato di diritto è sempre dipendente da un bilanciamento tra libertà personali e sicurezza dei suoi cittadini. Ma si fa anche affidamento sul fatto che il controllo sia deciso in base alla pericolosità di certi soggetti e fenomeni criminali. Se è così, ed il caso della mafia dimostra chiaramente un esempio negativo, nel futuro a rimanere nel mirino della sicurezza saranno i rifugiati e la mafia continuerà a rimanere nell’ombra.