La visita di don Luigi Ciotti a Berlino

Resized Ciotti

Il 3 maggio presso l’ambasciata italiana a Berlino si è svolto il tanto atteso appuntamento con Don Luigi Ciotti, grande testimone di impegno civile e di dedizione alla missione antimafia sul campo. Entrando subito nel vivo, l’ospite ha intrecciato dettagli di vita personale con quella battaglia culturale e politica che ha investito l’Italia negli ultimi cinquant’anni in tema di dipendenze e lotta alle mafie.

L’impegno di Don Ciotti nell’accogliere le persone in difficoltà inizia in giovane età, quando nel 1966 diventa promotore di un gruppo giovanile che opera in numerose realtà segnate dall’emarginazione, che prenderà poi il nome di Gruppo Abele. Ma è dal 1972, quando viene ordinato sacerdote, che la sua parrocchia diventa ufficialmente la strada; in quegli anni è testimone della diffusione delle droghe per le strade di Torino, uno spettro quello delle dipendenze, che si allarga con il passare del tempo. Negli anni novanta poi intensifica la sua opera di denuncia al potere mafioso dando vita prima al periodico mensile “Narcomafie” e successivamente a “Libera- Associazioni, nomi e numeri contro le mafie”; il network nasce da diverse realtà di volontariato impegnate sul tema e coordina oggi oltre 700 associazioni e gruppo nell’impegno antimafia. Una vita spesa di fianco alle fasce della popolazione più vulnerabile ma che sin dai primi anni si intreccia con una azione educativa ed una battaglia culturale su più fronti.

«Le mafie – ricorda – non sono figlie di povertà ed arretratezza, come si può pensare comunemente, ma si avvalgono di povertà ed arretratezza. La scuola, la cultura, la volontà di educare alla bellezza, i servizi sociali in supporto a persone in difficoltà e alle loro famiglie restano il primo antidoto alle mafie». E a questo proposito, il presidente nazionale di Libera parla non a caso di criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica, un intreccio sempre più difficile da distinguere, una zona grigia di trame corruttive.

Un messaggio forte quello di don Ciotti, che ha ripetuto il giorno seguente davanti agli studenti del liceo italo-tedesco Albert Einstein di Berlino, dove era presente anche Pietro Benassi, Ambasciatore d’Italia in Germania: «Il cambiamento ha bisogno di ciascuno di noi – ha ribadito – cominciando dalla quotidianità; vi invito ad essere cittadini non ad intermittenza, ma cittadini responsabili e volenterosi di conoscere i problemi sociali, che sfuggono la malattia della rassegnazione e della delega. In questo modo, se lo Stato non fa, è sollecitato a fare da noi cittadini, rivedendo così politiche pallide».

Un “noi” ripetuto più volte nel corso di questa due giorni, perché il cambiamento non è opera di “navigatori solitari ma di un gruppo”; e alla domanda se teme per la propria vita risponde che si uccide una persona ma non si uccide un movimento, sempre più organizzato e numeroso. Lezione quindi di coraggio e speranza ed un invito alla fiducia nella democrazia, la quale si posa su due pilastri fondamentali quali la responsabilità e la giustizia; un incontro che i ragazzi non dimenticheranno facilmente.

‘Guardate il cielo senza dimenticare la responsabilità verso la terra,