La relazione finale della Commissione parlamentare antimafia italiana

Parlamento Italiano Giuramento Di Giovanni Leone

Il 21 febbraio 2018 è stata presentata al Senato italiano la relazione finale della commissione parlamentare Antimafia presieduta dall’onorevole Rosy Bindi che racchiude il lavoro svolto durante la legislatura 2013-2018. La commissione Antimafia, istituita per la prima volta nel 1962, ha una funzione d’inchiesta, indagine e informazione sul fenomeno mafioso ed è composta da deputati e senatori della Repubblica italiana. Il documento è molto importante al fine di capire la recente evoluzione delle mafie e racchiude il lavoro fatto fino ad ora, lasciando il testimone a chi sarà eletto alla commissione con la prossima legislatura. L’approfondimento appena pubblicato non si è limitato a studiare il fenomeno all’interno dei soli confini italiani, ma l’internalizzazione delle mafie ha portato la commissione a spostarsi e a confrontarsi con la sua evoluzione in Europa e non solo.

L’evoluzione delle mafie italiane

Il punto di partenza che apre la relazione e che è di fondamentale importanza per comprendere le mafie italiane oggi è la straordinaria capacità di adattamento delle mafie stesse alla società in cui oggi tutti noi viviamo. Se nel corso degli ultimi anni da un lato la lotta alla criminalità organizzata è cresciuta sempre di più grazie anche a un mirato lavoro dei giudici e a una crescente consapevolezza della società civile, questo di contro ha visto le mafie cercare e sfruttare opportunità di business laddove prima non c’erano e sempre di più in territori non tradizionali. Un secondo aspetto importante da notare è come il consenso silenzioso che prima arrivava dal basso ora è sempre di più un consenso d’élite: gli interlocutori delle criminalità organizzate sono spesso professionisti dell’economia e della politica, attori esterni all’associazione mafiosa i quali operano nella cosiddetta zona grigia; è evidente, quindi, il ricorso sempre più sporadico alla violenza perpetrata, prediligendo il metodo corruttivo. La mafia è sempre più imprenditrice, infiltrandosi nell’economia legale al fine di reinvestire e ripulire il profitto accumulato grazie a traffici illeciti.

L’internazionalizzazione della ‘ndrangheta

Il raggio d’azione mafioso arriva a toccare diversi stati europei, Germania compresa. Anche la relazione della commissione antimafia cita il paese come territorio d’infiltrazione mafiosa, in particolar modo da parte dell’ˋndrangheta. L’allarmante presenza di ˋndranghetisti in Germania è emersa ancora più chiaramente grazie all’importante operazione Stige di inizio gennaio 2018 (per i dettagli dell’azione qui il nostro articolo di approfondimento). L’operazione ha infatti identificato un’importante cosca crotonese e le sue ramificazioni in varie regioni italiane, in Germania e Svizzera. La flessibilità e l’adattamento dellˋndrangheta nei territori oltreconfine è favorita dalle legislazioni, meno severe e attente al fenomeno mafioso degli altri paesi europei: l’assenza di norme come quella italiana del reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e delle misure legate alla prevenzione patrimoniale rende molto difficile sequestrare beni all’estero. Di questo le cosche ne sono consapevoli e ne approfittano comprando alberghi, ristoranti e strutture di altro genere, aprendo attività senza temere di vedere i propri beni sequestrati in Germania, Svizzera, Malta, Spagna e Francia. Inoltre, dai documenti emerge come l’ˋndrangheta sia attiva anche oltreoceano e America Latina: le cosche di Vibo Valentia e di Reggio Calabria continuano ad essere egemoni nel mercato della cocaina, mantenendo rapporti privilegiati con i cartelli del narcotraffico del Centro e Sud America.

Strumenti di contrasto comuni

La commissione ha auspicato, più volte, una maggiore cooperazione da parte delle istituzioni europee nella lotta contro la mafia, oltre a sollecitare i partner europei a un maggior impegno all’interno dei propri confini nazionali. Nondimeno è importante ricordare che la lotta alla criminalità organizzata non può essere lasciata al singolo stato, considerando anche i numeri delle mafie, che costano alle entrate fiscali dell’Unione Europea circa 670 miliardi. Diverse le misure che la commissione suggerisce in tal senso, ma di fondamentale importanza rimane un allineamento legislativo anche dal punto di vista penale. I risultati raggiunti in questi anni di lavoro hanno visto il 12 ottobre 2017 adottare formalmente a livello europeo il regolamento che istituisce la Procura europea. Sono venti gli Stati membri che vi partecipano, inclusa l’Italia. La procura europea avrà il compito di indagare e perseguire i reati che toccano gli interessi finanziari dell’Unione Europea, comprese le condotte di corruzione passiva o attiva e di appropriazione indebita legati a questi interessi finanziari. La proposta di disciplinare i provvedimenti di congelamento e confisca dei beni è stata approvata invece il 12 gennaio 2018, dando inizio ai negoziati inter-istituzionali per la stesura della legge. Da ultimo è importante ricordare i protocolli d’intesa da parte della Direzione Nazionale Antimafia italiana con cinquanta paesi che hanno lo scopo di semplificare e velocizzare la collaborazione sul tema.

Movimento antimafia

Un importante accenno viene fatto al sempre più crescente movimento antimafia, che in Italia si declina in progetti nelle scuole, in formazione degli insegnanti e in nuovi corsi di laurea nelle università. Recentemente è nato anche il primo dottorato di ricerca proprio sulla criminalità organizzata. Nel frattempo anche il movimento antimafia si è internazionalizzato, con tanti avamposti europei sparsi tra i paesi che, simili a quello di Mafia? Nein, danke! divulgano una crescente sensibilizzazione anti-mafiosa: da Berlino, a Bruxelles, Parigi, Marsiglia, Londra e Madrid. In questo Libera, l’associazione italiana antimafia per eccellenza è diventata un punto di riferimento per la sensibilizzazione e il lavoro su questa tematica; sono infatti 1600 le associazioni che con essa cooperano. Oltre a questi movimenti che nascono dalla società civile, viene citato anche l’esempio di Avviso pubblico, un movimento antimafia all’interno dell’amministrazione pubblica, dove confluiscono enti pubblici e Regioni che fanno della promozione dei valori della legalità e della formazione civile contro le mafie il loro scopo. Viene infine citato l’esempio della sempre più crescente sensibilità al tema nel campo dell’arte, del cinema e all’interno di blog creati ad hoc. Sono tre le motivazioni principali che la commissione individua per descrivere la crescente consapevolezza sull’argomento: la legittimazione da parte del pontificato di Francesco I, lo sviluppo del movimento antimafia anche nelle regioni del Nord d’Italia e la trasformazione di questa lotta come un dovere civile.