La mente dietro l’operazione Stige

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“Beato il paese che non ha nessun eroe… No.

Beato il paese che non ha bisogno di eroi.”

(Bertolt Brecht)

Il politologo Herfried Münkler ha definito qualche anno fa la società europea “post-eroica“. Negli stati democratici costituzionali che si trovano in uno stato di pace nel proprio territorio, c’è sempre meno bisogno di persone che si impegnano a tal punto da rischiare la propria vita. La situazione è però differente in Italia, dove la figura dell’eroe, è più importante che mai. Stiamo parlando dei magistrati, impegnati nella lotta contro le mafie nelle regioni italiane. Uno di questi è Nicola Gratteri. Ma non è forse fuorviante il concetto di eroe in questo caso? Non succede già troppo spesso che si celebri un sacrificio insensato riconducendolo all’eroismo?

Cerchiamo di definire questo concetto nel modo più neutrale possibile. Un eroe si caratterizza per (1) azioni notevoli, coraggiose e risolute, (2) in un ambiente sfavorevole, (3) orientato verso un concetto pubblico di verità che ne dimostri un atteggiamento integro; (4) a questo si aggiunge il fatto che lo status di eroe non è definito dal suo successo o dal suo fallimento (come nel teatro greco, in cui gli eroi sono i protagonisti sia di tragedie che di commedie). Nicola Gratteri soddisfa questi criteri?

1- Azioni

La mente dietro l’operazione “Stige”, che nel gennaio 2018 ha portato a 169 arresti e alla confisca di beni per un valore di 50 milioni di Euro (alcuni arresti sono stati effettuati anche in Germania) è proprio Nicola Gratteri. Per il lavoro di Mafia? Nein, danke! Gratteri è una figura molto importante, perché è stato uno dei primi a porre l’attenzione su quanto l’´ndrangheta sia diventata un sistema economico e di relazioni attivo a livello globale, che ormai opera in tutti i continenti. Proprio lui ha rivelato come l’80% della cocaina che si muove in Europa è gestita dall’´ndrangheta. Lui ha analizzato le reazioni che hanno seguito il bagno di sangue a Duisburg undici anni fa, scoprendo che questa era stata considerata, a posteriori, da parte dell’´ndrangheta, un errore. Da lì in poi, le faide si sarebbero dovute risolvere a San Luca. Recentemente Gratteri si è occupato con preoccupazione delle crescenti infiltrazioni da parte della mafia nelle istituzioni statali. Attraverso i soldi della cocaina gli ‘ndranghetisti non si sono fatti problemi ad arrivare a occupare posizioni decisive nell’amministrazione pubblica o quantomeno influenzarne pesantemente il processo decisionale.

2 – Ambiente ostile

Dopo essere entrato in magistratura, il 59enne calabrese ha cominciato a lavorare in Calabria, occupandosi fin da subito della lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Per il suo lavoro, da quasi trent’anni Gratteri vive sotto scorta; questo non significa soltanto che riceve protezione durante le apparizioni pubbliche. La scorta della polizia nei casi di pubblici ministeri che si occupano di mafia implica, in Italia, una sorveglianza continua 24 ore su 24. Gratteri ha una famiglia, ama il cibo italiano e adora la sua terra. Tuttavia è difficile immaginare quale prezzo stia pagando per il suo lavoro. La sfera privata, che è tutelata come diritto inalienabile dell’uomo, è sacrificata per uno scopo più alto. E’ purtroppo necessario aggiungere anche questo: è sopravvissuto già a due attentati da parte della criminalità organizzata. La lista dei pubblici ministeri attaccati frontalmente dalla Mafia e che hanno pagato con la vita il loro impegno si può leggere come una triste testimonianza di tale destino. Gratteri, tuttavia, non sembra essere intimidito da questa cosa. Alla domanda se non è troppo chiedere di correre il rischio di essere uccisi per inseguire la propria missione, la sua risposta arriva concisa e diretta: «Tutto nella vita ha il suo prezzo».

E intanto le indagini continuano a Catanzaro, una cittadina a sud, sulla punta calabrese. Gratteri e il suo team, lontani dalle grandi città, lavorano sui prossimi passi contro la criminalità organizzata calabrese, così come all’estero, dove arriva la mano lunga dell’Ndrangheta.

3 – Ambito pubblico e atteggiamento

La personalità di Gratteri è caratterizzata da uno stile calmo, riflessivo e sincero. Durante una intervista, il magistrato sottolinea come sia necessaria tanta ricerca e una raccolta di fatti obbiettivi e incontrastabili per individuare le realtà mafiose. I toni aspri e forti non lo possono quindi aiutare a lavorare al meglio per raggiungere quest’obiettivo. Le sue apparizioni pubbliche e televisive sono caratterizzate da commenti brevi e laconici. In Italia, l’opinione pubblica ripone enorme fiducia in questi magistrati, che sono ammirati e considerati alla stregua di moderni eroi; la frustrazione in cui vivono da decenni i cittadini italiani quando si parla di corruzione e mafia, ha portato i magistrati a guadagnarsi uno status quasi mitico e una tale notorietà che è imparagonabile alla realtà tedesca. Questo naturalmente ha anche i suoi lati negativi; le aspettative e le idealizzazioni possono condurre spesso a delusione. Non bisogna, infatti, dimenticare che i protagonisti di queste mitizzazioni sono sempre condizionati dal contesto in cui si muovono: nella realtà concreta, il lavoro di Gratteri dipende da molti altri fattori, oltre che dalla sua volontà.

Non sono soltanto le indagini della procura, però, ad impegnare la vita di Gratteri. Diventato autore di numerosi libri divulgativi sul tema mafioso, il magistrato vede come uno dei suoi tanti compiti quello di sgretolare il fascino negativo ed impedire il reclutamento da parte delle mafie di giovani leve; tutto questo attraverso un enorme lavoro di sensibilizzazione pubblica. Egli vede come un dovere della sua professione, quello di agire come una sorta di ambasciatore antimafia e di far comprendere quanto siano nocive le strutture mafiose a contatto soprattutto con i giovani calabresi. Gratteri partecipa ed è il protagonista di incontri nelle scuole, dove spiega la realtà mafiosa agli studenti e mostra come all’interno dell’’ndrangheta la possibilità di guadano economico non sia reale e che la redistribuzione della ricchezza non sia per nulla equa. Anche senza argomentare il discorso da un punto di vista strettamente morale, egli cerca di convincere i giovani a non lasciarsi affascinare dalle realtà mafiose che promettono loro falsi guadagni. Facendo l’esempio dello spacciatore di droga, Gratteri sottolinea come razionalmente non ne valga la pena. E in una regione come la Calabria, una delle più povere d’ Europa, questo è un argomento cruciale.

Attraverso il suo operato, Gratteri stava già agendo come possibile Ministro della Giustizia, salvo poi comprendere che qualcosa ne aveva impedito la nomina. Rimangono comunque invariate le sue richieste come magistrato alla politica italiana: l’accelerazione dei processi penali attraverso la digitalizzazione, per evitare di rinviare le sentenze fino alla scadenza dei termini di prescrizione; una maggiore coerenza e collaborazione nel procedimento penale tra gli organismi istituzionali. Gratteri critica inoltre pubblicamente figure come il ministro degli Interni italiano Marco Minniti, dal quale avrebbe voluto sentire una dichiarazione chiara a seguito dell’Operazione Stige avvenuta a inizio gennaio. Il magistrato segue in maniera costante anche come viene percepita e combattuta la mafia all’estero. Egli rimprovera la Germania di non aver ancora riconosciuto fino a che punto la mafia italiana, e in particolare l’ˋndrangheta, sia riuscita a coltivare il proprio capitale sociale anche oltreconfine. Inoltre, egli critica – assieme ad altri esperti di mafia – come il procedimento penale in Germania non ammetta una piena inversione dell’onere della prova. Gratteri e il suo team ha inoltre scoperto numerose reti legate alla mafia calabrese che arrivano fino in Canada, un paese che generalmente non è associato alla criminalità organizzata italiana.

4 – il successo non è determinante per lo status di eroe

Gratteri è senza dubbio un eroe e se questo termine ha ancora un senso, allora dev’essere usato per persone come lui che, nonostante le avversità in cui si muovono, si sono impegnate sempre e fino in fondo nella lotta contro la mafia. Tutti noi speriamo che Gratteri non finisca tra le fila di quei tragici eroi che, alla fine, falliscono nel loro lavoro e in quello che si erano prefissati; ma al contrario, che sia la società stessa a non averne più bisogno. Perché purtroppo la figura di un eroe è necessaria solo in un contesto drammatico e dove c’è bisogno di un appiglio a cui aggrapparsi. La sua vicenda non va però dimenticata: alla fine non si tratta solo di lui e di quello che fa, ma si tratta di quello che facciamo e di quello che siamo tutti noi.

“Un paese fatto da cittadini con coraggio civile non ha bisogno di eroi.”

(Franca Magnani, giornalista)