“Il Secondo Tempo” e Piefrancesco Li Donni a Berlino: 26 ottobre 2014.

Titolo

Domenica 26 ottobre il CinemaAperitivo del Kino Babylon in Rosa-Luxemburg Platz ha ospitato, con la collaborazione di Mafia?Nein Danke, la proiezione e presentazione del film “Il Secondo Tempo” di Piefrancesco Li Donni.

«La Palermo del Secondo Tempo è una città che avrebbe potuto essere e non è stata, ma anche una città
dove bisogna capire cosa si fa quando finisce un’emergenza democratica e ricomincia la quotidianità»

Pierfrancesco Li Donni ci è cresciuto a Palermo e ce la racconta nel suo film, ripercorrendo i 57 giorni tra la morte di Giovanni Falcone e quella di Paolo Borsellino. Ma non solo: alle immagini delle stragi del ‘92 e delle rivolte di piazza che seguirono (le lenzuolate, la marcia dei centomila, le catene umane attorno alle case dei magistrati), si sovrappongono le immagini della Palermo di oggi, disillusa e disperata. La Palermo, appunto, del secondo tempo.

«Un certo Falcone aveva pestato i piedi a un santo» afferma Santo in uno dei monologhi che cuciono insieme la storia della Palermo contemporanea. La racconta tratteggiando scorci ed architetture di una città solenne ma decadente, perfetta “rappresentazione di una contemporaneità sospesa”, come ci riferisce l’autore.

Con un occhio non emozionale, che guarda alle stragi di Mafia, il film si presenta come un ibrido di interviste, immagini d’archivio e monologhi.
Racconta di quegli anni in cui la storia si scriveva nelle piazze tra una strage e l’altra, ma in parallelo vuole spiegare cosa sia cambiato nella lotta alla mafia, nelle coscienze dei cittadini. Pierfrancesco pone al centro del suo film i palermitani che, spettatori di quegli anni, si domandano come poter “continuare ad essere ciò che si è quando ti tagliano le gambe senza però riuscire a tagliarti le radici”.

Si tratta dunque di un film che vuole essere politico nella accezione più nobile del termine, che vuole dar voce alla città di Palermo. Non alle istituzioni né ai rappresentanti, ma alla città: la stessa città che 20 anni fa scese per strada a urlare la sua rabbia e che oggi trattiene, guardando dalla finestra, una nuova sofferenza, una nuova rabbia, che non ha voce. Cos’è rimasto di quegli anni?

La sorella di Borsellino nel film afferma: “Il dialetto siciliano non parla il futuro”. Non a caso Pierfrancesco utilizza per la colonna sonora una canzone di un gruppo siciliano che ancora canta in dialetto stretto, un dialetto che si va dimenticando come la memoria di ciò che è successo.
Il regista invece vuole ricordare gli anni in cui sembrava che le persone avessero preso coscienza, accettando la propria responsabilità. La notte del 19 luglio 1992 la gente per strada era gente normale, non la gente che di solito scende in piazza. Lo sconvolgimento di ogni singolo era lo sconvolgimento di tutti, condiviso.
Ma oggi quell’impegno sembra essersi spento, appare senza colori e senza voce. Come se dovessero ripetersi sempre nuovi fatti atroci per tenere sveglia la coscienza della società.

Il film sembra suggerire che forse ricordando a se stessi quel sentimento di partecipazione che spinge in piazza in occasioni di emergenza, si saprebbe reagire con continuità alle ingiustizie invisibili cui la società è sottoposta dagli affari della criminalità organizzata.

Il dibattito al Kino Babylon dopo la proiezione del film ha coinvolto gli spettatori in un acceso dialogo e confronto sulla tematica della Mafia, in Italia come in Germania. L’incontro si è concluso con un augurio alla Sicilia: che riscriva la propria storia togliendo i troppi “stranamente” in essa presenti, e che finalmente possa sviluppare il grandissimo potenziale imprenditoriale e sociale che raccoglie.

[image align=”center” effect=”” url=”” title”” size=”700″ src=”/wp-content/uploads/strisciasep1.jpg” /]

Qui il link con tutte le informazioni sul film.

 

 

L’orrore di quel momento – continuò il Re – non lo dimenticherò mai, mai!
Sì, invece – disse la Regina – se non prenderai nota.

Lewis Carrol

 

 

Lascia un commento