Il Rapporto 2015 della polizia federale tedesca sulla criminalità organizzata

La criminalità organizzata diventerà sempre più una minaccia per i cittadini in Germania. Che si tratti di riciclaggio di denaro, spaccio di droga o furti con scasso – dietro a molti reati si nascondono gruppi criminali. Per questo motivo ogni anno la polizia federale tedesca pubblica il Rapporto sulla Criminalità Organizzata, nel quale riassume i risultati delle indagini dell’anno precedente.

Il 14 ottobre è stata presentata al pubblico l’ultima edizione del Rapporto. A un primo sguardo pare che la lotta alla criminalità organizzata stia portando i primi frutti. Sia il numero di arresti che il numero di indagini avviate sono quasi pari a quelle dell’anno precedente, con una leggerissima decrescita. Gli 8675 indagati sono quasi pari a quelli del 2014 (8700), e anche il numero di indagini (566) e quasi invariato rispetto all’anno precedente, che ne contava 571. La maggior parte dei delitti riguarda traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, crimini contro la proprietà, crimini economici, frodi fiscali e doganali. Inoltre, in conseguenza ai flussi migratori diretti verso la Germania, si registra un incremento dei reati legati al traffico di esseri umani.

I gruppi mafiosi italiani sono tra i più pericolosi gruppi di criminalità organizzata. Nel 2015 sono stati istruiti 14 processi contro la criminalità organizzata italiana, di cui otto contro la ‘ndrangheta, tre contro la camorra e tre contro Cosa Nostra siciliana. Inoltre c’è stato un processo contro la Stidda, altra organizzazione criminale in Sicilia, e anche contro due gruppi la cui affiliazione non è stata definibile con certezza. La maggior parte dei reati sono stati commessi da gruppi composti unicamente da cittadini italiani.

Come negli anni precedenti, e in concordanza con le stime degli esperti, lo spettro dei reati perpetrati dalla criminalità organizzata italiana è composto principalmente da traffico di sostanze stupefacenti (specialmente cocaina), riciclaggio di denaro, contraffazione (soprattutto di denaro) e frodi fiscali e doganali.

Il riciclaggio di denaro è da sempre il metodo utilizzato dalla criminalità organizzata per occultare l’origine dei proventi delle loro attività illecite. Anche a causa della legislazione, che in confronto ad altri Paesi si può definire qui più “permissiva”, la Germania è diventata uno dei luoghi di ritiro preferiti da mafia & co, dove riciclano i loro guadagni miliardari. Nel 2015, in 208 dei procedimenti contro la criminalità organizzata ci sono stati segnali di attività di riciclaggio. Oltre ai procedimenti contro il solo riciclaggio, sono stati riscontrati casi di riciclaggio soprattutto nei procedimenti per traffico e spaccio di sostanze stupefacenti (in 31 casi).

Le indagini hanno inoltre mostrato una ininterrotta tendenza della criminalità organizzata all’internazionalizzazione. Delle 566 istruttorie,   488 avevano un carattere internazionale. 94 procedimenti avevano un nesso con l’Italia, il che dimostra l’importanza dell’Italia e delle mafie come partener anche per altri gruppi organizzati.

Sebbene i dati presentati, a causa dei numeri in leggera decrescita, potrebbero dare l’impressione che la criminalità organizzata in Germania sia in via di ritirata, bisogna tenere conto nel fatto che nel Rapporto sono presenti solo informazioni note alle forze dell’ordine. Vengono elencati solo i sospettati e i gruppi su cui indaga la polizia – i gruppi, che rimangono invece sconosciuti, chiaramente non emergono. Per questo la situazione qui presentata dipende in gran misura dall’ordine di priorità fissato dalla politica, che soprattutto in tempi di flussi migratori destina risorse e personale ad altre azioni. A questo si aggiunge la critica all’obsoleta, seppur ancora usata, definizione di criminalità organizzata. Considerati la crescente cybercriminalità e le mutanti strutture d’azione, l’attuale definizione di criminalità organizzata formulata negli anni Novanta rappresenta oggi solo una fetta dei moderni gruppi e delitti. Dietro a questa evoluzione zoppicano quindi ancora “le autorità tedesche in materia sicurezza e applicazione della legge”, conclude anche Dr. Arndt Sinn del centro per gli Studi Europei ed internazionale di Diritto Penale dell’Università di Osnabrück. Dovrebbe quindi essere sorprendente, se la politica responsabile della persecuzione della criminalità organizzata si rallegra di fronte a dei numeri di procedimenti in leggero calo,