Un comune piano d’azione contro la criminalità organizzata

Il Parlamento Europeo ha approvato una relazione, a cura dell’eurodeputata Laura Ferrara (M5S), che chiede l’adozione di un comune Piano d’Azione contro la criminalità organizzata, la corruzione ed il riciclaggio. Esprimendo preoccupazione e rammarico per lo stato della lotta contro i suddetti reati a livello europeo e ribadendo la gravità della minaccia che la criminalità organizzata, le sue attività illecite, la sua infiltrazione del tessuto economico, politico e sociale e la zona grigia di connivenza rappresentano per la società e l’economia d’impresa, esorta la Commissione e gli Stati Membri (SM) ad adottare una legislazione armonizzata e a sviluppare i necessari strumenti investigativi e giudiziari che migliorino la cooperazione e l’efficacia della lotta contro il crimine organizzato.
La relazione del Parlamento verte su diverse aree di intervento, che sono in seguito riassunte.

1) Assicurare il recepimento e la corretta trasposizione delle norme esistenti, monitorarne l’applicazione e valutarne l’efficacia
Esorta gli SM a recepire ed applicare gli strumenti esistenti a livello europeo, tra cui la direttiva relativa all’ordine europeo di indagine penale e la quarta direttiva antiriciclaggio (si ricordi che la Germania in passato ha tentato di ostacolare la creazione in Europa di un registro pubblico delle imprese cartiere ). Chiede inoltre alla Commissione di monitorare il recepimento e l’attuazione di tali strumenti, e prevedere sanzioni per i casi di non-compliance. Raccomanda l’adesione dell’UE a GRECO , una migliore cooperazione con l’UNODC ed esorta un maggiore impegno nella lotta contro la corruzione: monitorando questo fenomeno anche all’interno dei corpi dell’Unione, e sollecitando la pubblicazione della seconda relazione sulla lotta alla corruzione (in ritardo di quasi un anno). Raccomanda infine un approccio pluridisciplinare al contrasto contro la criminalità organizzata, e particolare attenzione alla prevenzione, soprattutto per mezzo della promozione di una cultura della legalità (concetto che fuori dall’Italia non è semplice da spiegare).

2) Priorità e struttura operativa per la lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione
Propone, per questo ciclo legislativo, l’adozione di uno strumento legislativo che renda l’appartenenza ad un’associazione di tipo mafioso perseguibile penalmente, ad immagine del 416bis italiano. In questo modo non sarebbero perseguiti solo i “reati-fine”, ovvero quelli per cui l’associazione è stata istituita, e verrebbe riconosciuta la pericolosità del vincolo associativo stesso. Contestualmente chiede la creazione di un’unità specializzata di Europol per il contrasto al crimine organizzato, mentre gli SM dovrebbero dotarsi di strumenti e meccanismi che garantiscano lo svolgimento coordinato delle attività investigative.

3) Un quadro legislativo più forte
Invita la Commissione a perfezionare il quadro normativo vigente, precisare le definizioni comuni dei reati, colmare le lacune – ad esempio per quanto riguarda la perseguibilità penale degli ecoreati, la tutela dei testimoni e collaboratori di giustizia, la protezione degli informatori (whistleblowers),   il rafforzamento dei diritti delle persone indagate o imputate in procedimenti penali
4) Una più efficiente cooperazione giudiziaria e di polizia a livello dell’UE
Criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio hanno ormai una dimensione transfrontaliera mentre, come ci diceva anche l’Avv. Enza Rando, chi le combatte si scontra con i confini legislativi. Il Parlamento esorta quindi l’adozione di prassi per lo scambio di informazioni tra Paesi, l’ammissibilità reciproca delle prove e l’istituzione di squadre investigative comuni. Pone inoltre l’accento sull’importanza di un’azione di sensibilizzazione circa i danni umani, sociali ed economici causati da tali reati. Mafia? Nein, danke! e.V., che dal 2007 si impegna con questo obiettivo, si rallegra che la priorità della sensibilizzazione venga ufficialmente riconosciuta dal Parlamento Europeo, e si augura che vengano previsti strumenti di incentivazione alle realtà che si impegnano in questo senso.

5) Colpire il patrimonio delle organizzazioni criminali e favorirne il riutilizzo sociale
Un altro punto per il quale l’associazione berlinese si batte da anni: il recepimento da parte degli SM della direttiva 2014/42/UE sulla confisca. Il Parlamento consiglia l’impiego di un metodo comune per il rintracciamento, congelamento e confisca dei beni alle organizzazioni criminali come misura dissuasiva. Ciò deve essere accompagnato dal riconoscimento reciproco degli ordini di sequestro e confisca, la cui attuale mancanza rappresenta un enorme ostacolo al completamento del lavoro dei magistrati italiani, e impedisce di intaccare gli ingenti capitali che le mafie nascondono all’estero (dove sanno che la giustizia italiana non li può raggiungere). Inoltre viene richiesta l’ammissibilità della confisca anche in assenza di condanna definitiva. Nuovamente si sollecita la creazione ed il rafforzamento degli strumenti per la gestione dei beni sequestrati e confiscati e si raccomanda il loro reimpiego per fini sociali e come indennizzo alle vittime: dove un tempo la mafia creava povertà, lo Stato dà alla comunità una risorsa.

6) Prevenire l’infiltrazione della criminalità organizzata e della corruzione nell’economia legale
Nell’ottico di ridurre il rischio di corruzione negli appalti pubblici il Piano d’azione consiglia lo stillamento di una “lista nera” di imprese con comprovati legami con la criminalità organizzata o coinvolte in pratiche corruttive, in modo da escluderle dal circuito dei finanziamenti pubblici e da impedir loro la contaminazione della pubblica amministrazione. La lista deve essere ovviamente condivisa e deve anche servire da incentivo ad adottare e migliorare le procedure interne in materia di integrità. Per quanto riguarda il riciclaggio chiede agli SM di introdurre misure che aumentino la trasparenza e la tracciabilità delle transazioni, la trasparenza sulle strutture societarie, sulle concessioni di licenze ad autorizzazioni e di ostacolare la possibilità di creare complesse strutture societarie, attraverso le quali il denaro “sporco” viene facilmente iniettato nell’economia legale. Viene richiesto un particolare impegno alla lotta contro le frodi ai fondi UE (monitorandone meglio non solo l’assegnazione ma anche l’impiego) e all’IVA, e al contrasto dell’infiltrazione e della corruzione nella pubblica amministrazione e nelle istituzioni quali banche,  che con i loro atteggiamenti permissivi aiutano il riciclaggio.

7) Procura europea (EPPO)
Sollecita la creazione di una Procura europea, imparziale ed indipendente dai governi nazionali, competente per perseguire tutti i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione e per affrontare la criminalità organizzata. Urge definire al meglio la sua interazione con le procure nazionali e gli altri organismi europei come OLAF, Eurojust ed Europol. Questi ultimi tre organi, infatti, non hanno e non possono avere il mandato per condurre indagini. L’EPPO sarà invece dotata proprio di questo mandato, con giurisdizione allargata a tutta l’UE, ed esclusiva per quanto riguarda i crimini che le sono stati assegnati.

Il Piano d’Azione continua ricordando l’urgenza di intervento contro specifici crimini che sono contraffazione, traffico di stupefacenti, gioco d’azzardo, paradisi fiscali, reati contro l’ambiente, criminalità informatica, criminalità organizzata e terrorismo, tratta e traffico di esseri umani. Conclude con delle riflessioni riassuntive su come dovrebbe essere organizzata la dimensione esterna della lotta al crimine organizzato.

La strada da percorrere verso un’azione coordinata dei diversi sistemi investigativi e giudiziari non è semplice, perché si scontra con le diverse tradizioni giuridiche e culturali. L’importanza e quindi l’ammissibilità del sequestro a scopo preventivo, ovvero senza che ci sia un processo in corso, è difficile da comprendere per chi non ha vissuto in prima persona, come in Italia, l’urgenza di bloccare il potere economico mafioso prima che venga nascosto e vengano a mancare le prove dei proventi illeciti. O ad esempio per un Paese come l’Olanda, che nel suo ordinamento giuridico non prevede il reato di associazione a delinquere, è difficile pensare di introdurre quello di associazione mafiosa. Inoltre in molti Paesi l’iniezione di capitali nella propria economia è vista di buon grado, e si chiude più di un occhio sulla loro provenienza. L’interesse economico pare quindi prevalere su quello della giustizia, della democrazia e della preservazione del libero mercato. Per oltrepassare questi ostacoli è stata proposta la condivisione di norme minimi comuni.