A dieci anni dalla “Strage di Duisburg”: una strada in salita

Duisburg Klein

Il fatto

Nella notte tra il 14 e il 15 agosto 2007 a Duisburg, nella regione tedesca del Nordreno-Vestfalia, 6 giovani calabresi tra i 17 e i 40 anni vengono uccisi davanti all’elegante e rinomato ristorante italiano “Da Bruno”. Le vittime sono collegate a vario titolo al clan Pelle-Vottari, in lotta da anni con il clan Nirta-Strangio, due gruppi familiari della mafia calabrese. In tasca di uno dei giovani assassinati è stato trovato un santino di san Michele parzialmente bruciato, segno di un recente rito di affiliazione. I killer, sparando il colpo di grazia alla nuca delle sei vittime non lasciano dubbi sulla natura mafiosa dell’accaduto.

Quella che dai giornalisti è stata definita “strage di Duisburg” rappresenta sicuramente uno spartiacque nella storia delle organizzazioni criminali italiane in Europa. In territori non tradizionalmente interessati dal fenomeno mafioso non era mai successo un evento di così forte impatto mediatico che ha avuto risonanza in tutta Europa. E proprio in Germania, dove da decenni le mafie mettono radici, fanno i loro affari e conducono grandi operazioni di riciclaggio si è toccata con mano la violenza omicida ´ndranghetista e l’enorme potenzialità criminale della mafia proveniente da una realtà remota e spesso inaccessibile quale la Calabria.

È interessante notare come segni premonitori c’erano già da tempo, come dimostra l’indagine dei Carabinieri che nel 2001 segnalavano alle autorità tedesche proprio il ristorante “Da Bruno”, davanti al quale si è consumata la strage. Per questo il fatto di Ferragosto rappresenta un chiaro indicatore di quanto le autorità tedesche abbiano sottovalutato il grado di penetrazione dell’‘ndrangheta nel paese, purtroppo una costante in tutta Europa. A complicare il lavoro delle autorità tedesche si sono sommate le carenze di strumenti efficaci d’investigazione e della legislazione tedesca in materia di repressione del riciclaggio e di attacco dei patrimoni illeciti.

Il contesto

La presenza dell’‘ndrangheta in Germania risale già agli anni settanta e ottanta[1][2], dapprima al seguito degli emigrati, ma poi secondo una esplicita scelta di politica mafiosa; qui la mafia negli anni ha riciclato un’ingente quantità di denaro sporco nel settore della ristorazione per poi allargarsi ad altri settori. Le mafie più in generale hanno messo radici in diverse zone della Germania, dalle grosse città ai centri più piccoli, compresi i Länder della Germania est – l’‘ndrangheta, in particolare, ha ricreato il modello di comunità, di ritualità senza mai rompere il legame indissolubile con la Calabria; interessante notare la riproduzione della spartizione territoriale tra ‘ndrine delle singole città anche in Germania. Le mafie hanno sfruttato e sfrutta tutt’ora opportunità economiche, una posizione geograficamente strategica e la vulnerabilità legislativa. Oggi, tra gli affiliati attivi in Germania alcuni appartengono all’immigrazione criminale di seconda generazione, poliglotta che si muovono con disinvoltura all’estero e quindi un’‘ndrangheta ancora più pericolosa.

Non a caso allora i fatti di Duisburg sono avvenuti proprio nel cuore dell’Europa, a migliaia di chilometri di distanza da San Luca (RC), tradizionalmente cuore dell’‘ndrangheta. In particolare, Duisburg era diventato un punto strategico, non lontano dai porti di Rotterdam, Amsterdam e Anversa in cui arrivano, per esempio, le rotte sudamericane per l’importazione di stupefacenti. E non a caso i responsabili della strage di Ferragosto sono stati per la maggior parte arrestati ad Amsterdam. L’ultimo protagonista collegato alla strage di Duisburg, considerato un esponente di primo piano della cosca Pelle-Vottari e tra i 30 latitanti più pericolosi secondo Europol, è stato arrestato a marzo di quest’anno dalle autorità italiane in un bunker sotterraneo, nei pressi della sua abitazione a San Luca.


Eppure, nonostante l’estrema gravità, l’attentato è stato dimenticato troppo in fretta. Secondo alcuni studiosi l’atteggiamento che si nota oggi in Germania è paragonabile a quello del nord Italia che per lungo tempo ha rimosso il problema e ha cavalcato l’ignoranza sul fenomeno, non cogliendone la pericolosità e capacità d’inquinamento sociale, economico e istituzionale. Fortunatamente in Lombardia, seppur ignorando il problema per molto tempo, si ha avuto il vantaggio di poter applicare gli stessi strumenti legislativi di contrasto al fenomeno mafioso pensati per la Sicilia.

È necessario continuare ad approfondire cause e logiche dell’espansione delle mafie al di fuori dei territori di origine, seguirne l’evoluzione – è da chiedersi, infatti, se in Germania le mafie godano di forme immateriali di potere, quali prestigio sociale conquistato tramite modelli di successo economico, in concreto avendo disponibilità di risorse umane e di enormi somme di denaro liquido che ha permesso la penetrazione nel tessuto produttivo. Quello che è certo è che il rapporto di fiducia e di legittimazione statale – molto alto ancora in Germania al contrario dell’Italia –  è messo gravemente in crisi dalla mafia, quando è l’organizzazione criminale a rispondere ai bisogni della gente e lo fa grazie alla sua capacità economica e di mediazione.

La nostra democrazia è quindi in pericolo? Queste e molte domande rimangono in sospeso per futuri approfondimenti, come ad esempio, se la Germania sia diventata un territorio di incontro e scambio tra le diverse organizzazioni criminali – in primis mafia turca, araba, russa e dall’est Europa – e quale sia il loro rapporto con le mafie italiane.

L’anniversario di quella che viene ricordata come “Strage di Duisburg”, avvenuta fuori dai territori a tradizionale insediamento mafioso, rappresenta quindi un’occasione unica di riprendere le fila di questioni mai risolte ed è il motivo a monte della tenacia dell’associazione affinché questa conferenza si concretizzasse. Lo scopo ultimo è quello di lottare contro il silenzio sulla presenza delle mafie in territorio tedesco: il tema a nostro parere non potrebbe essere più attuale e rilevante.

Fonti:

  • Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata di stampo mafioso o similare, XV legislatura;
  • German connection (Limes – Il circuito delle mafie – 2013)

[1] Si noti, infatti, che a partire dalla metà degli anni cinquanta migliaia di italiani partirono alla volta della Germania, contribuendo alla ricostruzione del paese; dapprima il flusso emigratorio fu sulla base di un accordo italo tedesco – prima fase cosiddetta ‘assistita’ -, successivamente fu influenzato dalla progressiva entrata in vigore della libera circolazione dei lavoratori all’interno della Comunità economica europea.

[2] Anche Cosa Nostra, sebbene abbia sempre privilegiato i cugini americani, ha messo radici in Germania, privilegiando altre città. Per la Camorra invece la svolta è rappresentata dalla caduta del muro di Berlino. Presenza, seppur minore, della Sacra Corona Unita pugliese è stata registrata.